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Papa Francesco tra i rifugiati a Lesbo: “Mediterraneo cimitero senza lapidi, così si offende Dio”

Papa Francesco sulla crisi dei migranti durante la sua visita al campo profughi di Lesbo: “Il Mediterraneo è un cimitero senza lapidi, fermiamo il naufragio di civiltà, sembra ora uno specchio di morte”.
A cura di Ida Artiaco
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Immagine di repertorio del 16 aprile 2021 (Getty).
Immagine di repertorio del 16 aprile 2021 (Getty).

"Il Mediterraneo è un cimitero senza lapidi, fermiamo il naufragio di civiltà, sembra ora uno specchio di morte". Lo ha detto Papa Francesco in visita questa mattina tra i richiedenti asilo a Lesbo, al Reception and Identification Centre, in località Mavrovouni, dove è tornato dopo più di cinque anni. "Prego Dio – ha aggiunto – di ridestarci dalla dimenticanza per chi soffre, di scuoterci dall'individualismo che esclude, di svegliare i cuori sordi ai bisogni del prossimo. E prego anche l'uomo: il cinico disinteresse che con guanti di velluto condanna a morte chi sta ai margini".

Il Pontefice ha percorso a piedi, salutando le persone e accarezzando i numerosi bambini presenti, il tragitto dal cancello del centro al tendone, dove ha parlato a braccio a circa 200 persone raccolte ad ascoltarlo e dove è tornato a bacchettare l'Europa per le sue politiche con i migranti.

"Chiusure e nazionalismi, la storia lo insegna, portano a conseguenze disastrose – ha aggiunto Bergoglio al campo profughi, giunto al termine del suo viaggio a Cipro e in Grecia -. È un'illusione pensare che basti salvaguardare se stessi, difendendosi dai più deboli che bussano alla porta. Il futuro ci metterà ancora più a contatto gli uni con gli altri. Per volgerlo al bene, non servono azioni unilaterali, ma politiche di ampio respiro. La storia lo insegna ma non lo abbiamo ancora imparato. Non si voltino le spalle alla realtà, finisca il continuo rimbalzo di responsabilità, non si deleghi sempre ad altri la questione migratoria, come se a nessuno importasse e fosse solo un inutile peso".

E poi ancora, ha aggiunto il Santo Padre, "non ci sono risposte facili a problemi complessi; c'è invece la necessità di accompagnare i processi dal di dentro, per superare le ghettizzazioni e favorire una lenta e indispensabile integrazione, per accogliere in modo fraterno e responsabile le culture e le tradizioni altrui". Dio "ci ama come figli e ci vuole fratelli. E invece si offende Dio, disprezzando l'uomo creato a sua immagine, lasciandolo in balia delle onde, nello sciabordio dell'indifferenza, talvolta giustificata persino in nome di presunti valori cristiani. Non lasciamo che il mare nostrum si tramuti in un desolante mare mortuum, che questo luogo di incontro diventi teatro di scontro".

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