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Pakistan, assaltate chiese e case dei cristiani dopo le accuse di blasfemia: oltre 100 arresti

Nei giorni scorsi a Jaranwala la presunta profanazione del Corano e le accuse di blasfemia nei confronti di due cristiani hanno scatenato un’ondata di violenze che ha preso di mira diverse chiese e abitazioni private. Il premier Kakar: “Arresteremo i colpevoli e li consegneremo alla giustizia”.
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Jaranwala, Pakistan. Foto: Twitter @BishopAzadM
Jaranwala, Pakistan. Foto: Twitter @BishopAzadM

Il casus belli è stato il ritrovamento di alcune pagine strappate del Corano, accompagnate da presunti commenti blasfemi. La voce si è rapidamente sparsa all'interno della comunità musulmana di Jaranwala, nell'est del Pakistan, scatenando l'indignazione e la rabbia della massa. Immediata la reazione: lo scorso 16 agosto un'ondata di violenza ha travolto la minoranza cristiana del distretto industriale di Faisalabad, con l'incendio di chiese ed episodi di saccheggi e vandalismo nei confronti delle abitazioni dei cristiani. Dopo un paio di giorni, le autorità pachistane hanno comunicato di aver arrestato oltre 100 persone che avrebbero preso parte a questi feroci tumulti.

Jaranwala, Pakistan, 17/08/2023. Foto: LaPresse
Jaranwala, Pakistan, 17/08/2023. Foto: LaPresse

Un paio di giorni fa la presunta profanazione di alcune pagine del Corano aveva acceso la rabbia di una frangia estremista della comunità musulmana di Jaranwala. La folla ha preso di mira non solo le chiese, ma si è diretta anche contro le case, lasciando dietro di sé una scia di cenere e distruzione. Tre chiese presbiteriane e una cattolica, una chiesa della Full Gospel Assembly e un’altra dell’Esercito della salvezza sono state date alle fiamme. Ma la fame di "vendetta", o presunta tale, della folla non si è placata ed è stata anzi incanalata contro le abitazioni dei cristiani: sono numerose le testimonianze raccolte da BBC di uomini, donne e bambini che non hanno potuto far altro che scappare, impotenti di fronte alla violenza della massa.

"Hanno rotto le finestre e le porte e poi hanno cominciato a portare fuori frigoriferi, divani, sedie e tutto ciò che trovavano dentro le case – ha raccontato all'emittente britannica Yassir Bhatti, 31enne cristiano – Hanno ammucchiato le cose davanti alla chiesa per poi bruciare tutto". "Hanno dato fuoco alla Bibbia e l'hanno profanata", continua. Una donna, di nome Sonam, ha rivissuto i momenti di paura quando è dovuta scappare con i suoi tre bambini da casa sua senza poter prendere niente con sé: "Non ci siamo nemmeno potuti vestire, abbiamo solo afferrato i nostri figli e siamo corsi via", ha spiegato.

Jaranwala, Pakistan, 17/08/2023. Foto: LaPresse
Jaranwala, Pakistan, 17/08/2023. Foto: LaPresse

Netta la condanna delle violenze nelle parole del primo ministro ad interim pachistano, Anwaar-ul-Haq Kakar: "Sono sconvolto dalle immagini che arrivano da Jaranwala, Faisalabad. Saranno presi provvedimenti severi contro coloro che violano la legge e prendono di mira le minoranze. A tutte le forze dell'ordine è stato chiesto di arrestare i colpevoli e consegnarli alla giustizia. Il governo del Pakistan sta al fianco dei suoi cittadini, senza discriminazioni", aveva scritto in un post su Twitter.

Secondo quanto riportato dalla BBC, sarebbero più di 100 le persone arrestate per aver preso parte all'ondata di violenze dei giorni scorsi. Molte di loro sono state identificate grazie ai contenuti condivisi sui social network e si pensa che il numero continuerà a crescere nelle prossime ore man mano che andranno avanti le indagini. Dall'altro lato, anche i due cristiani accusati di essere gli autori degli atti di blasfemia che hanno dato inizio alla rivolta sono stati fermati dalle forze dell'ordine.

"Chiediamo giustizia e azione da parte delle forze dell'ordine e di coloro che devono garantire giustizia e sicurezza a tutti i cittadini affinché intervengano immediatamente e ci assicurino che le nostre vite hanno un valore nella nostra stessa patria che ha appena festeggiato l'indipendenza e la libertà", l'appello del vescovo protestante Azad Marshall affidato a Twitter.

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