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Ora gli Usa di Trump pensano a un reality in cui i migranti vincono la cittadinanza

Il programma è stato proposto da un produttore, Rob Worsoff, e l’amministrazione Trump ha detto che l’idea è “nelle primissime fasi” dei processi di verifica, e che non ha ancora avuto nessuna approvazione. Ma non è nemmeno stata scartata. Ecco cosa sappiamo di come funzionerebbe.
A cura di Luca Pons
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Il dipartimento di Sicurezza nazionale degli Stati Uniti sta valutando una proposta per un reality televisivo in cui diverse persone immigrate competono tra loro, e il vincitore ottiene la cittadinanza statunitense. Lo ha confermato la portavoce del dipartimento, Tricia McLaughlin. La proposta è arrivata da un produttore canadese naturalizzato americano, Rob Worsoff, che ha detto di aver avuto un riscontro positivo da parte dell'amministrazione Trump.

McLaughlin ha detto che il dipartimento riceve "centinaia di proposte ogni anno" per programmi televisivi di vario genere, e che questa iniziativa era ancora nelle "primissime fasi" di valutazione, aggiungendo che non è stata approvata e che la segretaria Kristi Noem non ne era a conoscenza. Ma ha comunque chiarito che il progetto non è nemmeno stato scartato. "La proposta in generale era una celebrazione dell'essere americani, e che privilegio è poter essere un cittadino degli Stati Uniti d'America", ha aggiunto la portavoce.

Come funzionerebbe il reality per vincere la cittadinanza

La notizia della proposta del programma, che si chiamerebbe "L'americano", è stata anticipata dal Daily Mail prima di essere confermata da varie fonti ufficiali. Stando a quanto riportato dal quotidiano britannico, che ha detto di aver ottenuto le slide della proposta presentata all'amministrazione Trump, ciascun episodio dovrebbe avere diverse sfide. Ci sarebbero dodici partecipanti che partirebbero da Ellis Island (l'isolotto nella baia di New York dove arrivavano i migranti che attraversavano l'Atlantico) e poi girerebbero il Paese a bordo di un treno.

In vari Stati dovrebbero poi affrontare delle sfide che dovrebbero avere a che fare con la storia locale: ad esempio, l'estrazione dell'oro nelle miniere in California, il trasporto di tronchi d'albero in Wisconsin, o anche l'assemblaggio del telaio di una Ford Model T a Detroit. In più ci sarebbero sfide sulle conoscenze civiche, anche affrontando degli americani. Alcuni cittadini di quello Stato, alla fine della puntata, voterebbero sul vincitore. L'ultimo episodio terminerebbe a Washington, con il vincitore che ottiene la cittadinanza.

Ad avanzare la proposta è stato il 49enne Rob Worsoff, produttore originario del Canada che ha lavorato su programmi come Duck Dinasty. Worsoff ha detto di aver pensato al programma quando stava seguendo la procedura per diventare un cittadino americano, e di averla già proposta in passato ad altre amministrazioni. "Dobbiamo ricordarci di quanto è un onore essere americani", ha detto.

"Potremo conoscere queste persone, le loro storie e il loro viaggio, le stiamo celebrando come essere umani, stiamo dando un volto a queste persone", ha insistito, respingendo le accuse che il progetto sia inumano: "Non sono gli Hunger Games per immigrati. Non è che diciamo ‘Hey, se perdi, ti rimandiamo su una barca nel tuo Paese".

In un'intervista a Cnn ha detto: "Diamo un volto all'immigrazione, è una grande celebrazione dell'America. Io stesso sono un immigrato", anche se, come detto, dal Canada. "Nessuno in questo programma fa passi indietro, tutti saranno americani", ha specificato, dicendo che saranno selezionate persone che hanno già fatto richiesta per ottenere la cittadinanza. "Io do la possibilità di saltare la fila".

La Corte Suprema blocca le espulsioni di Trump

Sempre in tema di immigrazione negli Stati Uniti, la Corte suprema ha dato un altro verdetto contrario all'amministrazione Trump, dicendo che bisogna dare più tempo alle persone colpite dalle deportazioni per organizzarsi una difesa legale. Il tema è diventato centrale perché Trump, per togliere quasi tutte le garanzie legali alle persone migranti in questione, ha invocato da tempo una legge risalente al 1798 (l'Alien Enemies Act) che permette di deportare con pochissimo preavviso i cittadini di uno Stato nemico in tempo di guerra. In questo caso, Trump ha affermato che una gang venezuelana, Tren De Aragua, sarebbe in guerra con gli Stati Uniti. E spesso persone migranti sono state deportate con l'accusa di avere un legame con questa gang, anche se non c'erano prove evidenti.

La Corte suprema ha deciso con un voto per 7 a 2 (nonostante sei giudici siano conservatori, di cui tre nominati da Trump, e solo tre siano progressisti) che bisogna concedere più tempo a chi viene deportato. Il caso specifico è stato rimandato alla Corte d'appello che seguiva la vicenda, affinché stabilisca i dettagli pratici. Il presidente Trump, come prevedibile, si è lanciato sui social in un attacco ai giudici: "La Corte suprema non ci permette di buttare i criminali fuori da questo Paese!", ha scritto. "Hanno deciso che i peggiori assassini, spacciatori, membri di gang, e perfino quelli che sono mentalmente instabili, che sono entrati nel nostro Paese illegalmente, non possono essere spinti fuori senza attraversare un processo lungo e costoso, che potrebbe richiedere molti anni per ciascuna persona, e che gli permetterà di commettere molti crimini prima che vedano un tribunale".

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