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Omicidio Charlie Kirk, l’esperto: “In USA spirale di violenza politica e verbale, ma nessuno vuole fermarla”

L’intervista di Fanpage.it a Mattia Diletti, docente della Sapienza Università di Roma ed esperto di politica americana, dopo l’attentato in Utah all’influencer conservatore Charlie Kirk: “È una figura che potremmo definire di guastatore di seconda generazione. L’America è in una condizione di guerra civile fredda ormai da alcuni anni. In altre fasi storiche i gruppi politici si sarebbero avvicinate e avrebbero cercato di isolare certi episodi. Ma non mi sembra si stia andando verso quella direzione”.
Intervista a Mattia Diletti
Docente della Sapienza Università di Roma ed esperto di politica americana.
A cura di Ida Artiaco
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"L'omicidio di Charlie Kirk in realtà non rappresenta nulla di nuovo, la violenza politica e verbale negli Stati Uniti è ormai entrata in una spirale che nessuno ha intenzione di fermare. Il Paese è in una condizione di guerra civile fredda ormai da alcuni anni che ogni tanto ha degli scoppi".

A parlare a Fanpage.it è Mattia Diletti, docente della Sapienza Università di Roma ed esperto di politica americana, che ha commentato così l'omicidio di Charlie Kirk, il 31enne influencer e attivista conservatore, fondatore dell'organizzazione Turning Point Usa, colpito da arma da fuoco mercoledì durante un evento pubblico in una università dello Utah. E mentre le forze dell'ordine sono ancora impegnate nella ricerca del killer, che si è dato alla fuga subito dopo l'attentato, gli analisti di tutto il mondo si chiedono cosa questo evento possa rappresentare in un Paese dove ormai i fatti di sangue, legati all'uso delle armi e all'ambiente politico, sono diventati sempre più frequenti.

Professor Mattia Diletti, docente della Sapienza Università di Roma ed esperto di politica americana.
Professor Mattia Diletti, docente della Sapienza Università di Roma ed esperto di politica americana.

Professor Diletti, chi era Charlie Kirk e e cosa è questa organizzazione Turning Point Usa di cui lui è stato fondatore?

"È una figura che potremmo definire di guastatore di seconda generazione. Come lui in passato c'è stato ad esempio Rush Limbaugh, speaker radiofonico che aveva la caratteristica di essere estremamente radicale dal punto di vista verbale e di portare all'attenzione del sistema politico mainstream temi che un tempo erano periferici. La differenza sono gli strumenti: Kirk è nato in un ambiente digitale e ha la capacità, comune a vari influencer, di legare il mondo conservatore a giovani spesso non politicizzati, che magari non si sentono rappresentati e che sono interessati ai temi che hanno spesso a che fare col risentimento diffuso, come quelli del nazionalismo, del ruolo del maschio, delle minoranze.

Parlava soprattutto ai giovani bianchi e lo faceva con uno stile aggressivo. Il suo ruolo era quello di connettere il trumpismo e quel tipo di conservatorismo al mondo giovanile. Aveva una dinamica da show anche nei passaggi che faceva alle università, quasi come a voler sfidare fisicamente una presunta egemonia di certe idee negli ambienti universitari. Ma la Turning Point è anche uno strumento con cui fare soldi, ricevere sponsorizzazioni, è una sorta di Media Company e questo anche è un sistema recente. E si era guadagnato la fiducia di Trump in particolare durante l'ultima campagna elettorale. Anche se, di contro, si deve dire che tutto sommato Kirk era un personaggio meno estremista di altri, riusciva anche a legittimare la sua figura partecipando al confronto col mondo liberl".

Cosa rappresenta per l'America di oggi l'attentato a Kirk?

"In realtà, non rappresenta nulla di nuovo. È su questo punto che dobbiamo ragionare. La violenza politica è tornata in pompa magna nel sistema politico americano da almeno 10 anni, in particolare da parte dell'estrema destra. Ci sono stati vari eventi che hanno cambiato la narrazione della violenza politica, pensiamo ad esempio al massacro di Charleston del 2015. Violenza politica che va di pari passo con la violenza verbale che discende dall'alto.

Perché noi siamo dentro un paradigma che è quello trumpiano, di totale delegittimazione e normalizzazione di questo fenomeno, come avvenuto con l'assalto al Congresso del 6 gennaio 2021. Dunque, ripeto, non c'è nulla di nuovo. Ricordiamo che solo tre mesi fa è stata uccisa la deputata statale del Minnesota, Melissa Hortman del Partito Democratico, insieme al marito Mark. Non c'è da chiedersi chi sarebbero state le prossime vittime o gli aggressori, piuttosto quando sarebbe riaccaduto".

L'estrema destra però ha accusato la sinistra ed anche Trump lo ha fatto. In questo modo non si rischia di inasprire ancora di più queste due posizioni che sembrano sempre più lontane? 

"L'America è in una condizione di guerra civile fredda ormai da alcuni anni e che ogni tanto ha degli scoppi. Non possiamo dire che il paese va verso la guerra civile perché abbiamo esperienza storiche in cui la violenza è stata contenuta e fatta rientrare nei binari. La paura che hanno in molti è che – esattamente come è successo col tema dell'immigrazione – venga costruita una emergenza ad arte e che questo evento possa generare una volontà del presidente di assumere ancora di più dei poteri in termini di sicurezza , intesi come poteri emergenziali. Dall'altro, io penso che il modo di reagire a tutto questo da parte del mainstream politico non fa altro che alimentare ulteriore voglia di conflitto. Se io oggi fossi un politico in qualche modo polarizzante, repubblicano o democratico che sia, aumenterei le mie misure di sicurezza personali perché non sappiamo in un Paese che ha questa facilità di accesso alle armi quante altre persone possono pensare di compiere lo stesso gesto per vendetta. Siamo in una spirale, in cui però non vedo pompieri. In altre fasi storiche i gruppi politici si sarebbero avvicinati e avrebbero cercato di isolare certi episodi. Ma non mi sembra si stia andando verso quella direzione".

Perché secondo lei è stato scelto proprio Kirk?

"Lo capiremo quando scopriremo chi è stato ad ucciderlo. Ma guardando anche un po' al passato, la cosa che mi viene in mente a caldo è che si tratta anche dell'omicidio di una celebrità dei nostri tempi, digitale, e molto spesso le celebrità attirano questo tipo di violenza".

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