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“Noi insegniamo ai bimbi la bicicletta, gli americani a sparare”: il fotografo Galimberti a Fanpage.it

Gabriele Galimberti è il fotografo italiano che ha realizzato il reportage “The Ameriguns” in grado di raccontare la pancia degli Stati Uniti e la realtà di chi possiede armi in America. “Negli Usa esiste una vera e propria cultura delle armi, un diritto che i cittadini sono pronti a difendere in piazza. Le stragi di massa? Loro dicono che la colpa non è delle pistole ma delle persone”.
Intervista a Gabriele Galimberti
Fotografo autore del reportage "The Ameriguns" vincitore del World Press Photo 2021
A cura di Gabriella Mazzeo
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Foto dal reportage "The Ameriguns" © Gabriele Galimberti
Foto dal reportage "The Ameriguns" © Gabriele Galimberti

Nel 2021 immortalare in una foto la realtà di chi possiede armi in America gli è valso il World Press Photo 2021. Con quegli scatti Gabriele Galimberti ha poi realizzato il libro "The Ameriguns", oggi disponibile anche in italiano. L'idea per le foto è nata spontaneamente nel corso della realizzazione un documentario per National Geographic. Presto quelle immagini sono diventate parte di un reportage che descrive in maniera eloquente lo stile di vita di coloro che abitano la pancia del Paese. "I motivi che spingono gli americani ad acquistare armi sono diversi – ha raccontato a Fanpage.it il fotografo -. La realtà di metropoli come New York è estremamente diversa da quella delle piccole cittadine: a Manhattan la polizia interviene subito, nei piccoli centri le forze dell'ordine non sono così tempestive. I cittadini comprano armi perché sanno di poterlo fare e di poterle usare per difendersi. Per gli americani le sparatorie di massa come quella della Robb Elementary School non sono il frutto del commercio libero delle armi, ma della scarsa attenzione ai disagi mentali".

La copertina del libro "The Ameriguns" © Gabriele Galimberti
La copertina del libro "The Ameriguns" © Gabriele Galimberti

Biden ha detto di voler mettere un punto alla vendita indiscriminata delle armi. Secondo lei un presidente può cambiare le cose?

No, non credo che Biden possa cambiare le cose da solo dall'oggi al domani. La sparatoria della Robb Elementary School è molto simile a quella di Sandy Hook del 2012. In quell'occasione gli Stati Uniti sono tornati a parlare della regolamentazione delle armi e nonostante le intenzioni di Obama, le cose sono rimaste le stesse. Servirebbero forse dieci presidenti. Quella delle armi è quasi una questione di cultura.

Foto dal reportage "The Ameriguns" © Gabriele Galimberti
Foto dal reportage "The Ameriguns" © Gabriele Galimberti

Cultura?

Sì, esatto. Per la realizzazione di "The Ameriguns" ho avuto modo di parlare con 45 persone e tra queste ce ne erano alcune che possedevano più di 20 armi in casa. Per loro era anche una sorta di moda, quasi come se le collezionassero. Nella loro ottica per esempio il nostro Paese è allo sbando. Mi chiedevano "ma come fate?". Il nostro concetto di libertà è completamente diverso. Noi insegniamo ai nostri figli ad andare in bicicletta senza rotelle, loro insegnano ai loro figli a sparare. Anche gli americani che non possiedono armi ne hanno sicuramente maneggiata una almeno una volta nella vita.

Foto dal reportage "The Ameriguns" © Gabriele Galimberti
Foto dal reportage "The Ameriguns" © Gabriele Galimberti

Quindi secondo lei i cittadini americani non vogliono restrizioni sulla vendita?

Penso che in questo momento ci sia una forte divisione. Chi vive nelle metropoli è sicuramente favorevole, ma la pancia del Paese un po' meno. La convinzione è che le stragi di massa siano causate dalla scarsa attenzione per i disagi psichici: tanti americani ne soffrono e non vengono seguiti dal sistema sanitario. L'accesso facile alle armi poi fa il resto. Per gli americani però una persona con forti disagi può uccidere anche prendendo l'auto e investendo deliberatamente i bambini fuori dall'istituto scolastico. Loro dicono: "Il problema non sono le pistole ma le persone".

Foto dal reportage "The Ameriguns" © Gabriele Galimberti
Foto dal reportage "The Ameriguns" © Gabriele Galimberti

Dove crede che nascano questi disagi?

Si tratta di persone con storie familiari pesanti, situazioni abbastanza comuni negli Stati Uniti. Dobbiamo ricordarci che accedere alle migliori università è difficile e che neppure il sistema sanitario è inclusivo. C'è molta emarginazione che crea disagio. Il fatto che le armi costino così poco e siano così accessibili fa il resto. Chiunque può entrare in armeria e portare a casa veri e propri fucili da guerra. In America è molto più difficile prendere la patente di guida che comprare una pistola. Il killer della scuola Robb Elementary aveva comprato le armi che ha usato per la strage per il suo diciottesimo compleanno. Paradossalmente quel ragazzino non avrebbe potuto bere una birra se fosse entrato in un bar.

Foto dal reportage "The Ameriguns" © Gabriele Galimberti
Foto dal reportage "The Ameriguns" © Gabriele Galimberti

E la lobby delle armi? Il suo potere è davvero così radicato?

Il suo potere è enorme, si tratta di una delle industrie più potenti al mondo in grado di finanziare le campagne elettorali. Certo, è vero anche che la gente crede fortemente nel diritto di possedere armi. E' sancito dalla Costituzione ed esiste da sempre. Se Biden ne annunciasse il ritiro dall'oggi al domani, la maggior parte dei cittadini sarebbe pronta a scendere in strada per difendere questo diritto.

Foto dal reportage "The Ameriguns" © Gabriele Galimberti
Foto dal reportage "The Ameriguns" © Gabriele Galimberti

Le nuove generazioni sentono maggiormente l'esigenza di voltare pagina?

Non esattamente. Anche in questo caso le divisioni sono nette. Ci sono movimenti studenteschi impegnati nella lotta per la regolamentazione, spesso si tratta di ragazzi sopravvissuti alle stragi o familiari delle vittime. Un'altra metà invece è abituata a questa libertà, vive il possesso delle armi come un diritto e come una tradizione. Non esiste una maggioranza netta neppure tra i più giovani.

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