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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Netanyahu dice che non lascerà la politica se otterrà la grazia e annuncia la Fase 2 a Gaza

Benjamin Netanyahu ha escluso l’ipotesi di rassegnare le dimissioni nel caso in cui gli venisse concessa la grazia dal presidente Isaac Herzog per porre fine al processo per corruzione. Il premier israeliano ha anche detto che vedrà Trump entro fine mese: “Porremo fine al ruolo di Hamas a Gaza. Siamo quasi alla fine della prima fase e prevediamo di passare presto alla seconda. Otterremo il disarmo di Hamas e smilitarizzeremo Gaza”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto sapere che non si ritirerà dalla vita politica se riceverà la grazia dal presidente Isaac Herzog per porre fine al suo processo per corruzione, cominciato quasi sei anni fa.

Lo ha spiegato ai giornalisti al termine della conferenza stampa con il cancelliere tedesco, Friedrick Merz, in visita in Israele. "Sono preoccupati per il mio futuro", ha ironizzato Netanyahu riferendosi ai giornalisti e rivolgendosi a Merz."Lo sono anche gli elettori, e ovviamente decideranno loro – ha aggiunto, alludendo alle prossime elezioni – ma abbiamo grandi compiti da svolgere".

Netanyahu è sotto processo dal 2020 con accuse di corruzione, frode e abuso di potere, e lo scorso 30 novembre ha chiesto formalmente la grazia al presidente della Repubblica, un'operazione sostenuta dal presidente americano Trump. Il premier israeliano ha ribadito la propria innocenza, sottolineando che il suo "interesse personale" sarebbe quello di "proseguire il processo fino alla piena assoluzione". Ma il procedimento in corso, che potrebbe durare ancora a lungo "sta lacerando il Paese dall’interno", mentre il Paese ha bisogno di "una riconciliazione nazionale di tutti i cittadini".

Netanyahu annuncia la fase 2 a Gaza

"Ci sono opportunità di pace. L'asse iraniano è stato duramente colpito, ne discuterò con Trump entro la fine del mese e porremo fine al ruolo di Hamas a Gaza. Siamo quasi alla fine della prima fase e prevediamo di passare presto alla seconda. Otterremo il disarmo di Hamas e smilitarizzeremo Gaza", ha detto oggi il premier israeliano Benjamin Netanyahu, durante la conferenza stampa con il cancelliere tedesco Friedrich Merz a Gerusalemme, annunciando l'imminente incontro con il presidente americano – senza però indicare una data precisa. L'incontro comunque servirà a parlare della fase due del piano di pace americano per il Medio Oriente, per il cessate il fuoco con Hamas.

La conferenza stampa avviene nel giorno in cui a Betlemme si riaccende il tradizionale albero di Natale, dopo due anni di cancellazione a causa della guerra di Gaza. I festeggiamenti nella città continueranno fino alla festività ortodossa del 7 gennaio. Nel 2023 e nel 2024, il comune di Betlemme, in Cisgiordania, territorio palestinese occupato da Israele dal 1967, aveva annullato le sue festività natalizie in strada in solidarietà con i palestinesi di Gaza.

Netanyahu ha incassato l'appoggio del cancelliere tedesco Merz, il quale ha ricordato la "responsabilità storica" della Germania nella Shoah e ha ribadito l'attuale impegno nel "difendere l'esistenza e la sicurezza" dello Stato ebraico. "Una pace duratura è possibile, dobbiamo attuare la fase 2", ha detto quindi il cancelliere nella conferenza stampa congiunta, d'accordo con Netanyahu sul fatto che "Hamas non può avere alcun ruolo a Gaza". Merz però ha insistito sulla soluzione a due Stati, spiegando che "può essere attuata solo attraverso i negoziati", in contrapposizione alla fuga in avanti di alcuni Paesi, come Francia e Gran Bretagna, nel riconoscimento della Palestina.

Tuttavia, il futuro Stato palestinese sembra essere l'unico "disaccordo" tra i due leader: "Non creeremo uno Stato alle nostre porte che ha il solo scopo di distruggerci", ha sottolineato il premier israeliano. "Abbiamo quasi completato la prima parte" dell'accordo, ha detto Netanyahu ricordando che manca ancora il corpo di un ostaggio deceduto, il poliziotto 24enne Ran Gvili, rapito il 7 ottobre, che Hamas e Croce Rossa stanno cercando in queste ore nel quartiere di Zeitoun a Gaza City. "E poi prevediamo di passare a breve alla seconda fase, che è più difficile, o altrettanto difficile", ha avvertito il premier, perché prevede il disarmo di Hamas, la smilitarizzazione di Gaza e il dispiegamento della Forza internazionale di stabilizzazione.

L'incontro tra il premier israeliano e Trump, potrebbe essere anche un'occasione per il tycoon per facilitare un summit fra Netanyahu il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, anticipato oggi Axios: "La Casa Bianca è pronta a mediare un vertice fra il primo ministro israeliano Netanyahu e il presidente egiziano al-Sisi, ma pone come condizione che Netanyahu approvi un accordo strategico sul gas con l'Egitto e adotti altre misure per invogliare Al-Sisi a partecipare all'incontro", ha scritto il giornalista Barak Ravid di Axios in un post su X, linkando un suo articolo sulla testata in cui vengono citati un funzionario Usa e una fonte israeliana. Netanyahu e Al-Sisi non si parlano da prima della guerra a Gaza e gli Usa stanno provando a ricucire i rapporti tra Israele e i Paesi arabi attraverso la diplomazia economica.

Trilaterale Usa-Israele-Qatar a New York

Axios ha rivelato che oggi, per la prima volta dopo il fallito raid israeliano di settembre a Doha contro la leadership di Hamas, si terrà un incontro trilaterale a New York tra Stati Uniti, Israele e Qatar per ricostruire le relazioni. Axios ha citato due fonti al corrente dell'incontro, che è quello di più alto livello tra Tel Aviv e Doha, dopo l'accordo per porre fine alla guerra a Gaza, per il quale il Qatar ha svolto un ruolo chiave come mediatore.

Per Gli Stati Uniti c'è l'inviato della Casa Bianca, Steve Witkoff, per Israele il capo del Mossad, David Barnea, mentre Axios non ha detto chi c'è per Doha. Nonostante le scuse del premier israeliano Benjamin Netanyahu al premier del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani – fatte nel corso di una telefonata dalla Casa Bianca alla presenza di Donald Trump – le tensioni tra Tel Aviv e Doha non si sono del tutto appianate. E nonostante il Qatar, dopo essersi ritirato in seguito al raid, abbia ripreso il suo ruolo di mediazione tra Israele e Hamas.

Gli Stati Uniti hanno dunque proposto un trilaterale "per rafforzare il coordinamento, migliorare la comunicazione, risolvere le reciproche controversie e rafforzare gli sforzi collettivi per prevenire le minacce".

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