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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Nave Freedom Flotilla sequestrata, l’equipaggio: “Attacco criminale, Israele non ha il diritto di trattenerci”

L’equipaggio della Freedom Flotilla a Fanpage.it dopo il sequestro da parte delle forze israeliane nel suo viaggio verso Gaza con gli aiuti umanitari e 12 attivisti a bordo tra cui Greta Thunberg: “Israele non ha l’autorità legale per trattenere i volontari internazionali a bordo della Madleen. Vogliamo una chiara condanna da parte dei governi europei”.
A cura di Giuseppe Acconcia
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"Si prevede un attacco da parte dall’esercito israeliano alla Madleen”. Con questo messaggio nella notte tra domenica e lunedì la Freedom Flotilla con a bordo l’attivista Greta Thunberg e
l’europarlamentare Rima Hassan, ci ha fatto sapere che l’esercito israeliano stava per sequestrare l’imbarcazione diretta a Gaza con il suo equipaggio e il suo carico di aiuti umanitari. La Madleen era partita da Catania lo scorso primo giugno dopo l’attacco a maggio con due droni subìto dalla nave Conscience della Flotilla, in acque internazionali a largo di Malta. “La nave è stata abbordata illegalmente, il suo equipaggio civile disarmato è stato rapito e il suo carico umanitario, tra cui latte in polvere, cibo e forniture mediche, è stato confiscato”, ha proseguito l’equipaggio.

Le ore concitate dell’attacco

“Ieri sera così come le altre sere, dei droni si sono avvicinati alla Madleen. Nella notte scorsa verso l’una e trenta i droni volavano ad un’altitudine molto più bassa. Erano molto più vicini alla nave”, ha spiegato a Fanpage.it Simone Zambrin della Flotilla. “Hanno iniziato a spruzzare una sostanza liquida bianca a bordo della nave. Non sappiamo ancora cosa sia. A quel punto alcune navi si sono avvicinate alla Madleen facendo pensare che fosse l’esercito israeliano. Invece era un falso allarme”, ha proseguito l’attivista.

“Tra le 2,30 e le 3, l’esercito israeliano si è messo in contatto con il capitano della Madleen e delle imbarcazioni di Idf, in particolare una, ha speronato la nave. C’è stato l’abbordaggio dell’imbarcazione e l’equipaggio è stato preso in ostaggio”, ha spiegato Zambrin. “La Madleen si trovava in acque internazionali, per cui si tratta di un attacco criminale secondo il diritto internazionale, le leggi della navigazione e il Trattato di Ginevra perché stiamo parlando di una missione umanitaria”, ha continuato.

“In questo momento abbiamo perso tutte le comunicazioni con l’equipaggio perché Israele ha interferito con tutta la tecnologia di bordo. Quello che sappiamo è che l’equipaggio è stato portato al porto di Ashdod da Israele e sarà in arrivo in mattinata”, ci ha spiegato l’attivista della Flotilla. “Ci aspettiamo che i membri l’equipaggio verranno trattenuti per ore o giorni e poi verranno deportati nei loro rispettivi paesi”, ha concluso Zambrin.

Le pressioni dei governi europei

Lo scopo dell’iniziativa umanitaria è di dimostrare al mondo intero lo stato di assedio via mare, cielo e terra che subiscono i palestinesi di Gaza. “I governi del mondo sono rimasti in silenzio quando la Conscience è stata bombardata. Ora Israele sta mettendo nuovamente alla prova quel silenzio”, ha spiegato Tan Safi, tra gli organizzatori della Flotilla. L’impunità con cui Idf opera a Gaza “incoraggia Israele a intensificare i suoi attacchi contro i civili, gli operatori umanitari e il diritto internazionale", ha aggiunto Safi.

E così le richieste della Flotilla vanno dalla fine dell'“assedio illegale e mortale” di Gaza, al “rilascio immediato” di tutti i volontari dell’equipaggio della Madleen, insieme alla consegna immediata di aiuti umanitari “direttamente ai palestinesi, indipendentemente dal controllo della potenza occupante” insieme all’accertamento della “piena responsabilità israeliana per gli attacchi militari alla Madleen e alla Conscience”. “Vogliamo una chiara condanna da parte dei governi europei sia dell’attacco alla Madleen sia di quello alla Conscience”, ha confermato Zambrin.

“Il governo israeliano non ha il diritto di trattenerci”

“I governi europei, in particolare quelli degli attivisti coinvolti, devono adempiere ai loro obblighi di diritto internazionale e smettere di consentire i crimini di Israele. Siamo imperterriti. Ripartiremo. Non ci fermeremo finché l’assedio non finirà e la Palestina non sarà libera”, ha aggiunto l’equipaggio sequestrato nel suo viaggio verso Gaza. “Israele non ha l'autorità legale per trattenere i volontari internazionali a bordo della Madleen”, ha dichiarato in particolare Huwaida Arraf, avvocata per i diritti umani e organizzatrice della Freedom Flotilla.

“Questo sequestro viola palesemente il diritto internazionale e gli ordini vincolanti della Corte internazionale di Giustizia che impongono il libero accesso umanitario a Gaza”, ha proseguito. “Questi volontari non sono soggetti alla giurisdizione israeliana e non possono essere criminalizzati per aver consegnato aiuti o contestato un blocco illegale: la loro detenzione è arbitraria, illegale e deve cessare immediatamente”, ha aggiunto Arraf.

Fermiamo l’impunità israeliana

“Israele sta ancora una volta agendo nella totale impunità. Ha sfidato gli ordini vincolanti della Corte internazionale di Giustizia di consentire il libero accesso umanitario a Gaza, ha ignorato le leggi internazionali a tutela della navigazione civile e ha respinto le richieste di milioni di persone in tutto il mondo che chiedevano la fine dell'assedio e del genocidio”, proseguono gli attivisti della Madleen. “Gli aiuti umanitari devono entrare a Gaza senza che Israele ne controlli il flusso e la distribuzione, come abbiamo visto nelle ultime settimane”, ha argomentato Simone Zambrin.

“Questa missione aveva lo scopo di usare il nostro privilegio, come persone che provengono da paesi che sono complici in questo genocidio, per far crescere l’attenzione mediatica sui crimini che avvengono a Gaza. E l’assoluta emergenza che si vive in Palestina. In questo modo tentiamo di rompere l’assedio via mare insieme ad altre missioni come il Convoglio resiliente che parte oggi dalla Tunisia e la Global March to Gaza che parte il 12 giugno dall’Egitto”, ha concluso l’attivista.

Il “Convoglio resiliente” che è partito oggi dalla Tunisia, in parallelo con la missione della Freedom Flotilla, vuole rompere l’assedio di Gaza via terra ed è composto da 7mila persone divise in delegazioni di attivisti e cittadini comuni da Mauritania, Marocco, Algeria, Tunisia e Libia. Tra i partecipanti ci saranno anche ultras delle squadre di calcio tunisine come i Bad blue boys Juniors
dell’Es Tunis e i Leaders Clubistes del Club Africain. “Quando il mondo resta in silenzio, la folla deve gridare”, si legge in uno dei messaggi di solidarietà con il popolo palestinese lanciati dai Leaders Clubistes.

Greta Thunberg a bordo

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Tra i membri dell’equipaggio della Madleen c’è anche Greta Thunberg. “Mi chiamo Greta Thunberg e vengo dalla Svezia”, sono le ultime parole registrate in un video postato insieme a tutti gli altri membri della Flotilla dalla nota attivista per il clima. “Se vedete questo video significa che siamo stati intercettati e rapiti in acque internazionali da parte delle forze di occupazione israeliane, o altre forze che sostengono Israele. Chiedo a tutti i miei amici, familiari e compagni di fare pressione sul governo svedese per il mio rilascio insieme a tutti gli altri al più presto possibile”, ha proseguito Greta Thunberg.

Nel lungo viaggio da Catania, attraverso le coste egiziane e fino a Gaza, l’equipaggio della Madleen è rimasto costantemente in contatto con giornalisti e attivisti palestinesi a Gaza, come Bisan Owda. Non solo, l’equipaggio ha denunciato la strage di migranti nel Mediterraneo salvandone quattro a rischio annegamento in acque internazionali.

Il precedente della Conscience

Solo poche settimane fa anche il viaggio della Conscience era stato fermato in acque internazionali. “Alle tre di notte, dopo ore in cui le persone a bordo non erano raggiungibili, l’equipaggio della Conscience ci ha avvisato che la nave era stata attaccata. Siamo rimasti scioccati dalla notizia che due droni alle 12.23 di notte avevano colpito la nave. Questo fatto è illegale perché è avvenuto in acque internazionali e ha messo in pericolo le vite dell’equipaggio. Non solo, quell’attacco ha dimostrato ancora una volta che il diritto internazionale non vale per i palestinesi. Vogliamo che sia aperta un’inchiesta internazionale per dimostrare le responsabilità israeliane nell’attacco”, aveva spiegato in una concitata conferenza stampa a Malta l’equipaggio della Conscience.

La Freedom Flotilla Coalition ha iniziato le sue attività nel 2008, da allora ha inviato più di 35 navi per sfidare l’assedio di Gaza e la pulizia etnica in Cisgiordania. “Quello che abbiamo cercato di fare quest’anno è parte di una lunga storia di denuncia dei crimini che subiscono i palestinesi. La nostra è una missione completamente non violenta, senza alcun tipo di arma o di strumento che possa fare danno. È una missione che vuole portare cibo, acqua e aiuti medici, come stampelle e altri strumenti. L’obiettivo è di creare un corridoio che rompesse il blocco che c’è a Gaza permettendo anche ad altre organizzazioni internazionali di portare aiuti umanitari”, avevano spiegato gli attivisti della Conscience tra cui Yazan Eissa, Thiago Avila e Yasmen Acar.

“Ovviamente la quantità di aiuti che avremmo potuto portare noi era limitata seppur consistente. Le nostre azioni sono tutte legali, ci assicuriamo che qualsiasi cosa facciamo sia in linea con il diritto internazionale. Come tanti palestinesi, facciamo di tutto perché la resistenza si svolga secondo le regole della comunità internazionale. Vogliamo che tutto il mondo, che le nuove generazioni, scoprano le violazioni che i palestinesi subiscono da 78 anni e non resteremo mai in silenzio”, ha denunciato la Flotilla.

La missione della Conscience era simile a quella della Mavi Marmara del 2010. Anche quella era una missione completamente non violenta, con circa 700 persone che dovevano portare aiuti umanitari a Gaza. La nave venne intercettata dall’esercito israeliano, e venne attaccata per via aerea, 10 cittadini turchi e uno statunitense furono uccisi, e oltre 30 attivisti rimasero feriti, alcuni gravemente. Si è trattato dell’episodio più violento nella storia della Freedom Flotilla Coalition ma ogni anno gli attivisti hanno denunciato episodi di sabotaggio grave, di attacco o di violenza sull’equipaggio.

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