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Migranti, l’Austria costruirà un muro al confine con la Slovenia

Il presidente della Commissione Europea intanto afferma: “Il patto di stabilità e crescita sarà applicato tenendo conto degli sforzi straordinari dei paesi che ne fanno. Le regole contengono un margine di flessibilità che verrà utilizzato”.
A cura di Davide Falcioni
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UPDATE ore 12.30 – Nell'Europa nata con il sogno di unire i popoli verrà costruito un altro muro. L'Austria, infatti, si appresta ad erigere quella che è stata definita una "barriera tecnica" al confine con la Slovenia. Mikl-Leitner, ministro degli interni viennese, ha spiegato che la costruzione non avrà lo scopo di chiudere la frontiera ma di consentire una migliore gestione del flusso di migranti: "Si tratta di permettere un accesso all'Austria ordinato e controllato, non di chiudere le nostre frontiere", ha affermato la politica, intervistata dalla radio pubblica austriaca. Secondo il ministro è giunto il momento di prendere "misure importanti e durature" di fronte al rischio di calche tra i migranti e rifugiati che attendono per ore alle frontiere, nel freddo pungente: "Sappiamo", ha spiegato, "che negli ultimi giorni e settimane i gruppi di migranti sono diventati sempre più impazienti, aggressivi e tesi: se c'è gente che preme da dietro, con bambini e donne intrappolati nel mezzo, c'è bisogno di misure stabili e definitive".

L'Unione Europea apre alla possibilità di concedere margini finanziari qualora un paese si trovi ad affrontare sforzi straordinari per fronteggiare il bisogno di accogliere i migranti.  Lo ha detto il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, affermando che "il patto di stabilità e crescita sarà applicato tenendo conto degli sforzi straordinari dei paesi che ne fanno. Le regole contengono un margine di flessibilità che verrà utilizzato. Ma fra i grandi Paesi ce ne sono anche che non fanno abbastanza: solo chi dimostrerà di compiere sforzi avrà diritto alla flessibilità". Un'apertura molto importante quella del leader della Commissione Europea, soprattutto dopo il monito lanciato dal presidente del Consiglio UE Donald Tusk, convinto che la crisi migratoria "purtroppo non farà che deteriorarsi, e può distruggere conquiste come la libera circolazione delle persone previste dal trattato di Schengen". Per l'ex primo ministro polacco il Vecchio Continente rischia un vero e proprio terremoto: "La crisi – ha detto – può creare scosse tettoniche nel panorama politico europeo".

L'allarme è stato condiviso anche da Martin Schulz, che ha spiegato come nell'ultimo vertice tra i paesi interessati dalla rotta migratoria balcanica "è emerso in maniera piuttosto brutale il problema dei migranti. Sono molto preoccupato, perché il clima che ha caratterizzato la riunione è stato spettrale", ha avvertito. E sempre di profughi, oltre che della guerra in Siria, hanno discusso a Parigi il presidente francese, Francois Hollande, e la cancelliera tedesca, Angela Merkel.

Il tema dell'accoglienza dunque continua ad essere il principale nell'agenda dell'Unione Europea anche perché, secondo i dati forniti dalle Nazioni Unite, solo quest'anno sono arrivati oltre 700mila profughi attraverso il Mar Mediterraneo. Secondo i dati 562.355 persone fuggite dai conflitti in Siria, Iraq e Afghanistan hanno raggiunto la Grecia, mentre 140.000 sono arrivati in Italia, per un totale di 705.200. In questo quadro la Germania continua ad essere la meta prediletta, con non poche tensioni, soprattutto in Baviera, che ha accusato la vicina Austria di non fare abbastanza per arginare il flusso: "Il comportamento dell'Austria sta danneggianto le nostre relazioni", ha affermato il premier del Land meridionale, Horst Seehofer.

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