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Marò in India, ennesimo rinvio della Corte Suprema: si decide il 18 febbraio

La Corte ha rinviato ancora una volta la decisione sul caso dei marò: la procura ha confermato la richiesta dell’applicazione della legge Sua act senza pena di morte, mentre la difesa italiana si è duramente opposta a qualsiasi ipotesi di legge antipirateria.
A cura di Susanna Picone
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La Corte suprema indiana non ha preso neppure oggi una decisione su Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due militari italiani da ormai due anni nel Paese perché accusati di aver ucciso due pescatori, ma ha rinviato tutto al prossimo 18 febbraio. Si tratta dell’ennesimo rinvio sulla vicenda: oggi, infatti, la Corte avrebbe dovuto decidere i capi d’accusa contro i due fucilieri. A far discutere e arrabbiare il governo italiano è l’intenzione di processare Latorre e Girone con la legge Sua act, anche se senza il rischio di pena di morte. Stamani la Procura ha infatti confermato la richiesta della legge antiterrorismo mentre la difesa italiana si è duramente opposta a tale ipotesi.  “Capisco che di fronte a questa situazione sono io che devo decidere”, così il giudice che ha optato per il rinvio. La difesa degli italiani ha annunciato,da parte sua, la presentazione di una specifica memoria di opposizione all'applicazione del Sua act.

A New Delhi questa mattina è arrivato anche il ministro della Difesa Mario Mauro che aveva detto di voler intraprendere il viaggio per essere vicino “ai suoi uomini” in una fase così delicata del processo che li riguarda. Intanto, alla vigilia dell’udienza in India che avrebbe dovuto decidere sull’imputazione dei due marò, il ministro degli Esteri Emma Bonino aveva inviato chiari messaggi a New Delhi: “L’Italia non è uno Stato terrorista, né lo sono i suoi rappresentanti”. L’ipotesi di applicare il Sua act è per la Bonino “inaccettabile”, anche se viene esclusa la possibilità di una condanna a morte. Il ministro Bonino ha anche detto che il governo italiano non avrebbe accettato l’ennesimo rinvio della giustizia indiana.

Una delle prime reazione di oggi alle decisioni delle autorità indiane è arrivata, su Twitter, da parte del premier Enrico Letta: anche da parte sua parlare di terrorismo è inaccettabile.

Intanto, in attesa della soluzione del processo, il governo italiano “ha chiesto con forza il rimpatrio” dei due militari, così quanto fatto sapere dall'inviato del governo Staffan de Mistura.

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