Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Mandato di arresto per Netanyahu, il giurista: “Nessuna democrazia ha diritto di massacrare civili”

Il giurista Luigi Daniele spiega a Fanpage.it le implicazioni del provvedimento della corte penale internazionale: “Allarmante la posizione di Tajani, confonde il potere giuridico con quello della politica”.
Intervista a Luigi Daniele
Giurista, Università di Nottingham
A cura di Antonio Musella
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Luigi Daniele
Luigi Daniele
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Il mandato di arresto della corte penale internazionale contro Benjamin Netanyahu, l'ex ministro della difesa israeliano Yoav Gallant e uno dei leader di Hamas, Mohammed Deif, tra gli ideatori degli attacchi del 7 ottobre, sta mettendo i governi internazionali davanti ad una evidenza di diritto rilevante. Molte sono state le posizioni politiche che o hanno delegittimato la corte, uno dei principali organi di giustizia internazionale fondato con lo Statuto di Roma del 1998 e che riunisce 124 Stati, come il presidente ungherese Orban o il Ministro italiano Matteo Salvini, oppure che hanno criticato l'aver messo sullo stesso piano i politici israeliani con uno dei leader di Hamas, come il Ministro degli esteri italiano Antonio Tajani.

Un dibattito, quello sul mandato di arresto della corte penale internazionale, che viene portato avanti dagli esponenti politici di destra in Europa esulando dal merito giuridico dei fatti, riproponendo posizioni di incondizionato appoggio al governo israeliano nonostante più di un anno di massacro a Gaza che ha colpito la popolazione civile palestinese. Per capirne di più abbiamo intervistato il giurista Luigi Daniele, dell'Università di Nottingham, giurista che si sta occupando da vicino della situazione palestinese e soprattutto dei metodi di conduzione delle ostilità da parte delle forze armate israeliane.

Il mandato di arresto per Netanyahu, Gallat e Deif, cosa comporta?

Intanto è un mandato di arresto, quindi non credo di possa qualificare come alcuni ministri fanno, come sentenza. Per questo motivo anche chi ritiene che questi sospettati siano innocenti, farebbe bene a consigliargli di difendersi nel processo. Non siamo quindi ad una sentenza, siamo ad uno stadio antecedente che però comporta l'obbligo giuridico immediatamente esecutivo per i 124 Stati che sono parte della corte penale internazionale, di eseguire i mandati. Questo perché rispetto alle tradizionali immunità di cui godono i capi di Stato e di governo, queste cadono rispetto a casi in cui questi crimini internazionale non si possono considerare come parte dell'esercizio delle funzioni di un capo di Stato o di governo.

Il ministro Salvini ha detto che Netanyahu in Italia è benvenuto, in caso di presenza in Italia del primo ministro israeliano un giudice può chiederne l'arresto?

Io ritengo di sì, spetta all'autorità giudiziaria, visto che si tratta di un obbligo immediatamente esecutivo. Poi certo, siamo abituati da certe figure dell'esecutivo ad una sorta di profitto politico continuo sui conflitti tra poteri dello Stato. È allarmante che si facciano dichiarazioni del genere senza neanche avere idea del fatto che si sta sconfinando, molto probabilmente, in quelli che sono poteri della magistratura.

Quali sono i fatti specifici presi in esame dalla corte penale internazionale rispetto a questi mandati d'arresto?

Il procuratore della corte penale internazionale ha chiesto il mandato per crimini di guerra e crimini contro l'umanità. La procedura è basata su prove che nessuno ha ancora visto, perché sono secretate, pertanto è evidente che si emettono giudizi politici senza neanche aver visto quelle che sono le evidenze che la corte ha in mano. I mandati spiccati prevedono ulteriori accertamenti per il crimine di guerra di attacco diretto alla popolazione civile, quindi qui non parliamo dei cosiddetti "danni collaterali", che tra l'altro giuridicamente non esistono. Ci sarebbero almeno due casi, questo la camera preliminare dei giudici lo ha reso noto, in cui si contestano attacchi diretti alla popolazione civile palestinese. Ci sono stati episodi di bombardamenti di intere torri residenziali, fatte dalle forze armate israeliane senza il consueto preavviso, che avviene di solito con telefonate, con annunci, volantini, o altri mezzi. Sono state tirate giù intere torri residenziali piene di famiglie. Quella che secondo me è la contestazione più forte della procura è quella della contestazione del crimine di guerra di stravation, ovvero affamare la popolazione civile come mezzo di guerra. Come è stato ampiamente documentato alla popolazione civile a Gaza è stato precluso l'accesso alle cure, è stata impedita la distribuzione di aiuti umanitari, l'evacuazione dei feriti. Questa è una condotta di guerra che è stata apertamente annunciata dall'esecutivo israeliano, abbiamo una schiera di rapporti di tutte le organizzazioni internazionali in questo senso. C'è un vero e proprio triangolo della morte che è la disidratazione, diffusione delle malattie e la mancanza di beni e cure. Ecco tutto questo è la conseguenza di quell'assedio totale annunciato dall'ex ministro della difesa israeliano Gallant all'indomani del 7 ottobre.

Il nostro ministro degli esteri Tajani ha detto che è scandaloso che Gallant e Netanyahu siano stati messi sullo stesso piano di Deif. Ecco, è davvero così scandaloso?

È scandaloso fare dichiarazioni che confondono completamente le sfere. Dal punto di vista giuridico il diritto che regola i mezzi e metodi di conduzione delle ostilità, è un diritto che si applica a tutti ed egualmente, e questo è un dato strutturale. Quando si stesero le convenzioni internazionali, la convenzione di Ginevra del 1949, i protocolli addizionali del 1977, ed anche il diritto dei crimini di guerra nello Statuto di Roma, si pensò che indipendentemente dai propositi politici delle parti belligeranti, c'è una sorta di sacralità giuridica della protezione della popolazione civile. Quindi da giurista mi allarma l'implicazione della dichiarazione di Tajani, che non è il solo visto che in Europa si sente spesso questo tipo di dichiarazione. Non solo non si comprende che si è uguali davanti alla legge, ma addirittura si implica con questo assunto dell'equiparazione, che una democrazia liberale in guerra dovrebbe essere sottoposta a standard giuridici addirittura più permissivi di quelli attraverso i quali definiamo un'organizzazione terroristica, o chiunque faccia dell'attacco alla popolazione civile uno strumento della conduzione delle ostilità. Cosa ci sta dicendo il governo italiano, che dobbiamo aspettarci meno rispetto della vita umana da una democrazia in guerra rispetto ad un'organizzazione terroristica?

Quali sono gli altri provvedimenti giudiziari in corso sulla guerra in Palestina da parte degli organismi di giustizia internazionale?

C'è quello ben noto che è stato incardinato dal Sud Africa che ha messo sotto accusa Israele come Stato per la violazione della convenzione sul genocidio. Ci sono già 10 Stati che sono intervenuti in questo procedimento, e non sono solo Stati del sud del mondo, c'è la Spagna, c'è la Turchia che è un'alleato NATO, seguiranno a breve l'Irlanda e il Belgio, insomma non è più solo un'accusa portata avanti dal Sud Africa. Poi c'è l'opinione consultiva della stessa corte penale di giustizia che ha concluso sull'illegalità della presenza militare e civile israeliana nei territori occupati palestinesi.

Parliamo degli insediamenti illegali dei coloni nella West Bank

Sì, nei territori occupati palestinesi in Cisgiordania c'è una situazione altrettanto drammatica come quella di Gaza, e va avanti da anni. C'è da dire che il governo israeliano non ha fatto nulla per aiutare se stesso rispetto a questi procedimenti, perché non hanno fatto mai mistero del fatto che il proposito politico dell'attuale governo israeliano sia l'annessione totale del territorio palestinese occupato, basta vedere i ministri presenti alla convention sulla ricolonizzazione di Gaza lanciata dall'estrema destra dei coloni. Qui stiamo parlando della stessa violazione delle norme cardine del diritto internazionale per cui facciamo la guerra a Putin. Non è più legale nel diritto internazionale, da 80 anni, conquistare territori con la forza armata. Io credo che se l'abisso, se la catastrofe di Gaza non è abbastanza come segnale d'allarme per cambiare marcia e per assumere la legalità internazionale come limite delle scelte di politica estera, non so cosa possa esserlo. Il giudizio della storia potrebbe essere molto più severo di quello che qualsiasi corte di diritto internazionale emetterà.

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