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Lo slogan degli svizzeri contro i lavoratori italiani: “Siamo in mutande”

Secondo l’Udc, principale partito elvetico, e altri movimenti di destra, gli italiani stanno rubando il posto di lavoro agli svizzeri. Da qui la particolare campagna per le prossime elezioni del 14 aprile.
A cura di Susanna Picone
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È uno slogan che punta ad attaccare i lavoratori italiani quello utilizzato dall’Udc, principale partito elvetico, in occasione delle elezioni per il rinnovo dei poteri comunali a Lugano, in programma il prossimo 14 aprile. Gli svizzeri hanno un “timore” e accusano: “Rischiamo di restare tutti in mutande”. Si riferiscono ai lavoratori frontalieri italiani (contro i quali si sono scagliati anche in passato, talvolta con toni decisamente più offensivi) che secondo il partito e anche secondo altri movimenti di destra – in particolare la Lega dei ticinesi –  stanno rubando il posto di lavoro ai cittadini elvetici. Basta pensare alla sola città di Lugano dove lavorano attualmente 8mila frontalieri (cittadini italiani che arrivano soprattutto dalle province di Como, Varese e Verbano Cusio Ossola), mentre in tutto il Canton Ticino il numero degli italiani sale a 56mila.

Gli italiani accettano paghe inferiori agli svizzeri –  Dunque gli italiani, è questo l’allarme lanciato dagli svizzeri, stanno occupando posizioni nel terziario dove finora la prevalenza era data agli impiegati ticinesi. Per Pierre Rusconi, deputato al Parlamento federale, questo accade perché gli italiani “accettano retribuzioni che sono, sovente, del 40 per cento inferiori a quelle dei lavoratori indigeni”. Rusconi, come riporta Repubblica, cerca di far leva anche questa volta sui sentimenti di scontento di molti cittadini svizzeri ma non ha molti argomenti di fronte all’obiezione circa il fatto che senza frontalieri mezza Svizzera si fermerebbe: “Certo che lo sappiamo, non siamo mica ciechi”, afferma Rusconi che però aggiunge anche che “se una volta li trovavamo, principalmente, nei settori disertati dai ticinesi oggi sono entrati, massicciamente, nel terziario”. Insomma, a quanto pare, è un problema di quali posti di lavoro vengono “occupati”.

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