Libano, violenti scontri in proteste anti-governo: centinaia di feriti

È di oltre 400 feriti il bilancio degli scontri tra la polizia libanese e i manifestanti antigovernativi che nel weekend hanno infiammato Beirut. A fornire il bilancio degli scontri – che sono stati particolarmente violenti – è la Croce Rossa libanese, stando a quanto riporta il sito del quotidiano Daily Star. Le proteste alla periferia di Beirut sono scoppiate sabato, quando migliaia di manifestanti sono scesi in piazza per la crisi dei rifiuti in città e per protestare contro la paralisi politica e la corruzione. All'origine delle proteste c'è la chiusura, avvenuta il mese scorso, della principale discarica di Beirut. Gli scontri sono cominciati durante una protesta pacifica del movimento “You stink” contro la crisi dei rifiuti: i primi incidenti sono scoppiati quando alcuni giovani hanno cercato di rimuovere una barriera di filo spinato eretta dalla polizia davanti alla sede del primo ministro e hanno lanciato bottiglie incendiarie contro lo schieramento delle forze dell'ordine. Gli agenti hanno risposto con gas lacrimogeni, cariche e sparando in aria. Dalla crisi dei rifiuti la protesta si è estesa contro le carenze nella erogazione di elettricità, la mancanza di acqua potabile e in generale contro la corruzione e la paralisi del sistema politico. Il Libano è inoltre da più di un anno senza un nuovo presidente della Repubblica.
L’esecutivo accusato di inefficienza e corruzione – Sulle proteste in Libano è intervenuto il primo ministro Tammam Salam che ha annunciato che gli agenti responsabili del ferimento dei dimostranti saranno puniti e ha ribadito che il diritto di manifestare è garantito dalla Costituzione. “La crisi dei rifiuti è la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma la vicenda è molto più grande di tutto questo”, ha detto Salam. “Lo sapevate che a causa dell'incapacità di prendere decisioni, potremmo non essere in grado di pagare gli stipendi di un gran numero di dipendenti del settore pubblico?”, ha continuato il primo ministro avvertendo che le tensioni politiche potrebbero far crollare il rating del paese ai livelli degli “Stati falliti”. Il premier Tamman Salam è tra le personalità politiche contestate con maggiore forza, di cui vengono chieste le dimissioni.