L’appello da Gaza: “Mia madre è celiaca ma non fanno arrivare cibo senza glutine, ora pesa 40 chili e sta male”

C’è una condizione peggiore del vivere sotto le bombe, alla mercé di una tempesta, e soffrire la fame: è farlo da celiaci. Significa dover affrontare una guerra nella guerra: non solo la paura quotidiana, la distruzione, la minaccia delle epidemie e la mancanza di cibo, ma anche l’impossibilità di accedere all’unica terapia esistente per la celiachia, una malattia autoimmune cronica che obbliga chi ne soffre a seguire per tutta la vita una dieta rigorosamente priva di glutine. In assenza di alimenti adeguati, il sistema immunitario reagisce danneggiando l’intestino, con conseguenze che vanno dalla malnutrizione a complicanze gravi e irreversibili, fino al rischio di morte.
È dentro questo scenario che arrivano dalla Striscia di Gaza testimonianze drammatiche, raccolte dall’Associazione Italiana Celiachia (AIC), da oltre 45 anni punto di riferimento per la comunità celiaca. Racconti che descrivono una vulnerabilità estrema, spesso invisibile, aggravata dal blocco degli aiuti e dal collasso del sistema sanitario palestinese.
“Mia madre Fathiya ha 61 anni ed è celiaca, ad oggi è arrivata a pesare 40 chili e l’impossibilità di seguire una dieta senza glutine le ha causato una grave forma di osteoporosi: le sue condizione di salute sono fortemente precarie ed è bloccata a Gaza City senza alcun accesso alle cure e agli alimenti gluten free, l’unica terapia che può salvare la vita a lei e a tante persone celiache nella Striscia di Gaza”, racconta Mahmoud, 26 anni, originario di Rafah, figlio di una donna in pericolo di vita. La sua non è una storia isolata. “Ogni giorno vedo tante persone celiache che soffrono di malnutrizione e di complicanze dovute alla mancanza di cibo senza glutine, infatti, negli ultimi due anni i celiaci gazawi hanno potuto mangiare solo patate e legumi perché è praticamente impossibile reperire altri alimenti adatti alla loro dieta, come frutta e verdura, che vengono venduti a prezzi insostenibili per la maggioranza delle famiglie”.

Secondo i dati di Ard El-Insan, organizzazione palestinese impegnata nella salute infantile, nella nutrizione e nel benessere della comunità, nella Striscia di Gaza vivono circa 1.300 persone celiache: oltre 500 donne, 248 uomini e più di 500 tra bambine e bambini. Una parte significativa di loro versa in condizioni allarmanti: più di cento presentano una malnutrizione acuta e 36 convivono anche con altre disabilità (fonte: Ard El-Insan, luglio 2025). In un contesto in cui gli alimenti senza glutine sono di fatto irreperibili, molti sono costretti a consumare pane e farine tradizionali, esponendosi a un peggioramento rapido e potenzialmente fatale della malattia.
La crisi ha spinto la Federazione Europea delle Associazioni Celiachia (AOECS) a nominare AIC capofila di un gruppo di organizzazioni che, insieme all’Associazione Celiachia della Giordania, rilancia l’appello di Ard El-Insan per garantire l’accesso a cibi salvavita nella Striscia. Nell’ambito del Piano nazionale “Italy for Gaza”, l’associazione chiede alle istituzioni italiane e regionali di attivare canali sicuri per la consegna degli alimenti senza glutine e corridoi umanitari per l’evacuazione dei casi clinici più gravi.
Sul piano operativo, AIC ha già fornito supporto tecnico ai partner locali per stimare il fabbisogno reale di alimenti senza glutine, sulla base della popolazione celiaca presente a Gaza. Una prima spedizione test di prodotti gluten free è stata preparata, ma al momento è bloccata ad Al Zarqa, in Giordania. Altri pallet di cibo salvavita sono pronti a partire, in attesa delle necessarie autorizzazioni.
“In un contesto come quello della Striscia di Gaza i celiaci rappresentano una vulnerabilità nella vulnerabilità. La loro condizione è poco riconosciuta e raramente considerata nei programmi umanitari, che privilegiano alimenti di base non compatibili con la loro dieta”, dichiara Rossella Valmarana, presidente di AIC. “Per la celiachia non esistono farmaci: l’unica cura è una dieta priva di glutine da seguire per tutta la vita. La sua interruzione ha conseguenze gravi per la salute, talvolta irreversibili e, in casi estremi, fatali. Come Associazione da sempre in prima linea nell’assistenza ai celiaci, chiediamo alle istituzioni di intervenire sbloccando l’accesso degli aiuti e aprendo corridoi umanitari per consentire ai celiaci gravemente malnutriti di ricevere cure specialistiche in Italia, perché anche nelle guerre e nelle emergenze umanitarie il diritto alla salute non può essere sospeso”.
Dalla Striscia, Mahmoud continua a testimoniare una realtà che rischia di restare ai margini dell’attenzione internazionale: “Oltre alla già difficilissima quotidianità che tutti noi viviamo, dovuta a mesi e mesi di violenza, privazione di cibo e generi di prima necessità, i celiaci non possono accedere alla terapia salvavita e questo compromette ancora di più le loro possibilità di sopravvivenza. Per questo, abbiamo assoluto bisogno di ricevere alimenti senza glutine e supporto umanitario per consentire a chi è gravemente malato di essere evacuato ed accolto in strutture sanitarie al di fuori della Striscia di Gaza”. In una terra dove manca quasi tutto, anche il diritto elementare a nutrirsi senza ammalarsi è diventato un lusso.