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La Tahrir spagnola: a Madrid da 5 giorni i giovani contro la crisi

Mobilitati attraverso internet e scesi in piazza nella capitale e in più di 50 città, gli ”indignados” scuotono il Paese. Scopriamo cosa accade in Spagna.
A cura di Cristian Basile
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Spanish Demonstrate Unemployment and Austerity Measures

Ultimamente abbiamo parlato spesso del Mondo Arabo, delle proteste per la democrazia, della Tunisia, dell'Egitto, di piazza Tahrir, della repressione di regime autoritari e violenti, della Libia, dell'importanza di internet, di facebook e di twitter non solo per l'organizzazione pratica delle manifestazioni ma anche per dare una spinta decisiva e per far arrivare il più lontano possibile quell‘onda di libertà e giustizia che ormai da cinque mesi ha travolto il nord Africa ed il Medio Oriente, contro dittatori e governi corrotti.

Ne abbiamo parlato spesso si, ma con distacco, quasi sempre con lo spirito di chi crede di aver già raggiunto e conquistato da un pezzo quei traguardi di libertà e giustizia tanto agognati oggi dagli arabi. Pur essendo paesi a due passi da casa nostra parliamo sempre di Africa e di Mondo Arabo, noi viviamo nella moderna e civilizzata Europa, siamo occidentali, le loro proteste, alla fine, non ci riguardano: al limite possiamo aiutarli, magari inviando qualche aereo qua e là, l'importante comunque è che non ci invadano in migliaia, che restino "fora da i ball" come di diceva Bossi. Siamo civili noi europei.

E se in qualche modo piazza Tahrir si trasferisse nel cuore della nostra Europa? Il paragone è azzardato ma da cinque giorni a Madrid, nella centralissima Puerta del Sol, è nato un movimento giovanile di protesta simile, almeno nello spirito, a quello egiziano. In Egitto si trattava di rivoluzioni di stampo liberale, che reclamavano diritti civili di fronte a regimi autoritari e violenti, in Spagna è una rivolta di generazioni che hanno perso diritti sociali. Da domenica, grazie all’organizzazione capillare dei social network, sono scesi in strada nella capitale iberica decine di migliaia di persone, scegliendo una data simbolica: mancano infatti pochi giorni alle elezioni amministrative che decideranno il post Zapatero, ed i giovani spagnoli hanno voluto mandare un messaggio forte e chiaro ai loro politici: la Spagna non è un paese per giovani e non li rappresentata.

A flagellare l'economia spagnola ed il futuro dei giovani ci sono i dati della disoccupazione: il 90% dei disoccupati iberici – uno spaventoso 21,90%  dell’intera popolazione – ha tra i 18 e i 35 anni, senza contratti di lavoro nè garanzie, i giovani sono stati ignorati sia dal welfare che dalle banche, non possono chiedere prestiti nè richiedere un sussidio per la disoccupazione. Da diverse notte uno degli slogan che si alza sul cielo di Madrid è: "Senza tetto, senza lavoro, senza pensione e senza paura".

Sono studenti, disoccupati, casalinghe, giovani precari costretti a vivere con stipendi di non più di mille euro al mese, riuniti in un movimento chiamato ¡Democracia Real Ya! (Democrazia Reale Adesso!), e i loro componenti, gli "indignatos" , stanno riempiendo molte piazze spagnole nonostante gli arresti e gli sgomberi da parte della polizia, alla vigilia delle delicate elezioni amministrative. Ma il movimento resiste in piazza e non ha intenzione di abbandandonarla prima di domenica prossima ("no tenemos casa, nos quedamos en el la plaza" – non abbiamo una casa, resteremo nella piazza), quando i giovani si recheranno a votare scheda bianca come ulteriore segno di disprezzo e distacco dalla politica delle caste e dei banchieri, come riassume un altro loro slogan "Non siamo marionette nelle mani di politici e banchieri". Nel frattempo questa particolarissima rivoluzione giovanile inizia a diffondersi per la Spagna e per l'Europa ed anche l'Italia, dove pochissimo spazio è stato dato alla notizia, inizia a tremare.

https://www.youtube.com/watch?v=nUSX6XTrCZk&feature=related
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