La strage in Afghanistan è costata agli USA 50mila dollari per ogni morto

50.000 dollari (circa 35.000 euro) per ogni vittima. E' questa la somma che gli Stati Uniti hanno corrisposto ai familiari dei 17 civili massacrati in Afghanistan dal sergente Robert Bales. Lo riferisce Agha Lalai, consigliere provinciale di Kandahar, nei pressi dei due villaggi della strage, Balandi e Alkozai. Nel ritirare il denaro, le famiglie si sono sentite dire che arriva direttamente dal Presidente USA, Barack Obama. Quattro dei morti erano donne, nove erano bambini. Undici provenivano dalla stessa famiglia. Ai feriti sono, invece, andati 11mila dollari (7.500 euro). La Nato si è rifiutata di rilasciare commenti in merito.
Robert Bales ora è in carcere in attesa del processo. John Henry Browne, suo avvocato, afferma che ricorda ancora poco di quella maledetta notte. Poco dopo essersi arreso alle forze della sua coalizione, telefonò alla moglie, Karilyn, a cui disse che «qualcosa di terribile è accaduto». E' probabile che quella chiamata sarà presentata come prova durante il processo di Bales. In caso di condanna, il soldato rischia la pena di morte. Nel frattempo, emergono nuovi dettagli sui drammatici istanti del massacro di Kandahar. Bales avrebbe agito in due diversi momenti, secondo quanto hanno rivelato due funzionari americani citati in anonimo da alcuni organi di stampa americani. Dopo un primo attacco, il sergente sarebbe ritornato alla base, per poi uscire nuovamente a seminare la morte nei due villaggi. L'indiscrezione fortifica la tesi secondo cui il soldato avrebbe compiuto il folle gesto in solitario, rispetto a quanto detto da alcuni media afgani, secondo i quali insieme a lui ci sarebbero state altre persone.