“Israele può colpire anche l’Iran”, Trump ritira personale dalle ambasciate Usa in Medio Oriente

La tensione in Medio Oriente continua a salire, alimentata da segnali sempre più concreti di un possibile attacco israeliano contro l’Iran. Secondo il Washington Post, l’intelligence americana sarebbe in allerta per l’eventualità che Israele decida di colpire i siti nucleari iraniani, anche senza il via libera di Washington. Un timore che trova conferma in alcune mosse concrete compiute dagli Stati Uniti nella regione, prima fra tutte l’evacuazione del personale non essenziale dall’ambasciata americana a Baghdad, già operativa da alcuni giorni.
Quella che inizialmente era stata definita un’“evacuazione ordinata” ha assunto rapidamente un profilo ben più allarmante. Le operazioni si sono estese ad altre sedi diplomatiche statunitensi, in particolare in Kuwait e in Bahrain. Il Pentagono ha inoltre autorizzato le famiglie dei militari a lasciare temporaneamente l’area. Una misura che, nelle parole di Donald Trump, riflette un dato semplice ma inquietante: “La regione potrebbe diventare un posto molto pericoloso”.
L’ex presidente, tornato protagonista della scena internazionale, ha collegato queste mosse al contesto dei negoziati sempre più difficili tra Washington e Teheran sul programma nucleare. Prima di assistere al musical Les Misérables al Kennedy Center, Trump ha confidato ai giornalisti di avere “sempre meno fiducia” nel fatto che l’Iran accetti di rinunciare all’arricchimento dell’uranio, sottolineando come i colloqui siano in una fase critica.
E sebbene le fonti ufficiali continuino a parlare genericamente di “rischi crescenti”, senza entrare nei dettagli, tutti gli occhi sono puntati su Teheran. Una dichiarazione del ministro della Difesa iraniano, Aziz Nasirzadeh, non ha fatto che alimentare le preoccupazioni: “Se le trattative falliranno e verremo attaccati, colpiremo le basi americane in Medio Oriente”.
Anche Londra ha elevato il livello di allerta, diffondendo un avviso rivolto alle navi mercantili britanniche che transitano nei mari strategici della regione, confermando che la preoccupazione è ormai condivisa da più attori internazionali.
Sul fronte diplomatico, l’amministrazione americana ha intensificato i contatti con Israele. Lunedì, Trump e il premier Benjamin Netanyahu si sono sentiti al telefono per oltre 40 minuti. Il leader israeliano ha ribadito la sua posizione: per evitare che l’Iran diventi una potenza nucleare, è necessario colpire i suoi impianti “prima che sia troppo tardi”. La Casa Bianca, dal canto suo, ha informato l’alleato di aver trasmesso a Teheran una nuova proposta diplomatica, definita “ragionevole” da una nota ufficiale dell’ufficio del premier israeliano.
“Gli Stati Uniti hanno avanzato un’offerta seria e attendono una risposta nei prossimi giorni”, recita la dichiarazione diffusa da Gerusalemme. E oggi, giovedì 12, è previsto un nuovo round negoziale. Trump ha confermato che le delegazioni si incontreranno nelle prossime ore, pur ammettendo che “i negoziatori iraniani si stanno dimostrando duri” e che un accordo appare ancora lontano.