La Romania vieta ai suoi operai di lavorare per Israele

Tra Israele e la Romania si sta sfiorando la crisi diplomatica. Il governo di Bucarest, infatti, ha vietato ai suoi cittadini che lavorano nell'edilizia di partecipare alla costruzione di nuovi insediamenti nei territori occupati palestinesi: sono infatti molti gli operai che dal paese europeo sono andati in Israele come manodopera nelle costruzioni. La decisione dell'esecutivo romeno arriva in seguito a quella presa dall'Unione Europea di non finanziare nessuna ditta israeliana che lavora nel West Bank. Si tratta del secondo scontro tra Tel Aviv e un paese europeo nel giro di una settimana. Domenica scorsa, infatti, il primo ministro olandese Mark Rutte si era recato al confine tra Cisgiordania e Striscia di Gaza, dove ha inaugurato uno scanner di sicurezza, cogliendo l'occasione per auspicare un aumento delle esportazioni di merci tra Gaza e il resto dei territori palestinesi. I funzionari Israeliani tuttavia non l'avevano presa bene, ed avevano accusato il premier di voler dettare condizioni "politiche" inaccettabili. Non era tardata ad arrivare una replica quando, poche ore dopo, il ministro degli esteri olandese Frans Timmermans aveva rifiutato di viaggiare con una scorta militare composta da soldati israeliani nei pressi della città di Hebron, in Cisgiordania. Le linee guida dell'Unione Europea entreranno in vigori ufficialmente nel mese di gennaio e vietano di finanziare progetti di insediamenti israeliani nel West Bank e a Gerusalemme Est.
Il 31 gennaio scorso era stato l'Onu ad affermare in un dossier che "Israele deve cessare tutte le attività di insediamento senza precondizioni e deve immediatamente avviare un processo di ritiro di tutti i coloni". Sono infatti 250 gli insediamenti in Cisgiordania e ben 520.000 i coloni che, sempre secondo il rapporto, ostacolano “l'accesso dei palestinesi alle risorse idriche e ai terreni agricoli. [Gli insediamenti] portano ad un'annessione strisciante delle terre ed impediscono la formazione di uno stato palestinese contiguo e vitale”. La sentenza dell'Onu, dunque, recita testualmente: "In conformità con l'articolo 49 della Quarta Convenzione di Ginevra Israele deve porre fine a tutte le attività di insediamento senza precondizioni".
Ciò non bastò: dopo appena 8 mesi il governo israeliano ordinò la costruzione di altri 1.200 appartamenti nei territori occupati.