La mattanza di Rio de Janeiro: 132 persone uccise dalla polizia nelle favelas in un’operazione antidroga

Una mattanza: difficile definire in altro modo l'esito di una massiccia operazione di polizia a Rio de Janeiro, dove almeno 132 persone sono state uccise dalle forze dell'ordine nelle favelas di Penha e Alemão, nella zona nord della città brasiliana, a pochi chilometri dall’aeroporto internazionale. L’intervento, definito dalle autorità "la più grande operazione antidroga della storia dello Stato", ha trasformato per ore le strade del Complexo da Penha e del Complexo do Alemão in un vero e proprio campo di battaglia.
Le forze dell’ordine, in assetto antisommossa e armate fino ai denti, hanno impiegato 32 mezzi blindati e 12 veicoli da demolizione per abbattere le barricate erette dai narcotrafficanti del Comando Vermelho (Comando Rosso), la potente organizzazione criminale che controlla l’area. Durante gli scontri, la polizia ha sequestrato 93 fucili e oltre mezza tonnellata di droga.
Le autorità sostengono che le persone uccise abbiano opposto resistenza all’azione della polizia. Tuttavia, il bilancio, più del doppio rispetto alle cifre iniziali diffuse dal governo, ha suscitato indignazione internazionale e accuse di eccessivo uso della forza.

Un’operazione senza precedenti
Il governatore dello Stato di Rio, Cláudio Castro, ha difeso l’intervento, spiegando che era stato pianificato da due mesi e basato su un’indagine approfondita: "Non stiamo affrontando criminalità comune, ma narco-terrorismo. È questa la portata della sfida che abbiamo di fronte".
Castro ha reso omaggio ai quattro agenti uccisi durante il raid, definendo l’operazione "una giornata storica" nella lotta contro il crimine organizzato. Tra gli arrestati figura un presunto alto esponente del Comando Vermelho. Le immagini circolate sui media mostrano scene da guerra urbana: scontri a fuoco, autobus incendiati per creare barricate, e droni impiegati dai criminali per lanciare esplosivi contro gli agenti. Secondo la polizia, i combattimenti hanno coinvolto oltre 280mila residenti nelle aree interessate.

Il Comando Vermelho: mezzo secolo di violenza
Nato nel 1979 in una prigione di Rio de Janeiro, il Comando Vermelho è uno dei gruppi criminali più antichi e temuti del Brasile. Sorto come alleanza tra detenuti comuni e politici durante la dittatura militare, si è trasformato in una struttura mafiosa dedita al traffico di droga, armi e estorsioni.
Oggi è secondo, per potenza e influenza, solo al Primeiro Comando da Capital (PCC), il gruppo rivale con sede a San Paolo. Negli ultimi anni, il Comando Vermelho ha riconquistato territori persi in passato, tornando a dominare le favelas del nord di Rio, in un conflitto costante con la polizia e i gruppi rivali.
Sconcerto e condanna internazionale
L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Volker Türk, ha espresso il suo “orrore” per quanto accaduto, ricordando al Brasile "i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale" e chiedendo “indagini tempestive ed efficaci” sui fatti.
Anche diverse organizzazioni civili e comunitarie di Rio denunciano la brutalità dell’operazione, sottolineando che molte delle vittime sarebbero civili uccisi durante gli scontri. Nelle prime ore di mercoledì, i residenti hanno portato in piazza decine di corpi, chiedendo giustizia e trasparenza.
Il raid è avvenuto in un momento delicato per la città, che si prepara ad accogliere due importanti eventi globali: il C40 World Mayors Summit, incontro di un centinaio di sindaci delle principali metropoli del mondo, e la cerimonia dell’Earthshot Prize, premio ambientale fondato dal principe William, prevista per il 5 novembre.