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La marcia dei 10mila a Gerusalemme contro la riforma della giustizia: le immagini storiche

Immagini storiche arrivano da Israele dove 10mila persone stanno marciando da Tel Aviv a Gerusalemme sotto il sole cocente e nel bel mezzo di una ondata di caldo per protestare contro la riforma della giustizia voluta dal primo ministro Benjamin Netanyahu.
A cura di Ida Artiaco
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Un fiume di persone, circa diecimila secondo le ultime notizie, che marcia sotto al sole cocente e con temperature oltre i 30 gradi per protestare contro la riforma della giustizia.

Sono già state definite "storiche" le immagini che arrivano da Israele, dove migliaia di manifestanti sono in cammino da Tel Aviv a Gerusalemme, un percorso di circa una sessantina di chilometri, per far sentire la propria voce contro la promessa del primo ministro Benjamin Netanyahu di far passare una controversa revisione del sistema giudiziario.

I manifestanti si sono accampati durante la notte a Shoresh, a circa 18 chilometri dalla Città Santa, prima di dirigersi verso il parlamento israeliano sabato, giorno di riposo ebraico. Una volta giunti in città progettano di radunarsi da domenica attorno alla Knesset, nelle ore che precederanno il voto che da più parti è considerato critico per il carattere democratico di Israele.

La protesta arriva il giorno dopo che Netanyahu ha promesso di portare avanti il piano, sfidando non solo i manifestanti, maegli appelli del presidente degli Stati Uniti Joe Biden a sospenderlo.

Il parlamento dovrebbe votare lunedì su un disegno di legge che ridurrebbe i poteri di supervisione della Corte Suprema limitando la sua capacità di annullare le decisioni che ritiene "irragionevoli". L'obiettivo è salvaguardia contro la corruzione e le nomine improprie di persone non qualificate. Netanyahu e i suoi alleati – un insieme di partiti ultranazionalisti e ultraortodossi – affermano che la riforma è necessaria per frenare quelli che considerano poteri eccessivi dei giudici non eletti.

Coloro che la criticano, invece, affermano che la riforma concentrerà il potere nelle mani di Netanyahu e dei suoi alleati di estrema destra e minerà il sistema di controlli ed equilibrio del Paese.

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