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Guerra in Ucraina

“La guerra in Ucraina è stata un errore”: l’ammissione di alcuni funzionari di Putin

Alcuni funzionari del Cremlino esprimono dubbi crescenti sull’operazione militare russa in Ucraina. Mantenendo l’anonimato, alcuni di loro l’hanno definita “un errore” ai microfoni dell’agenzia estera Bloomberg.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Quasi otto settimane dopo l'invasione russa dell'Ucraina, alcuni fedelissimi di Putin stanno mettendo in dubbio la decisione di intraprendere una guerra con Kiev definendola "un errore". Le perdite militari sono in aumento e la Russia si trova ad affrontare un isolamento internazionale senza precedenti con le sanzioni che stanno iniziando a colpire l'economia reale del Paese. I funzionari più critici nei confronti di Putin sono pochi. Quasi sempre silenziosi ma ci sono, distribuiti tra gli incarichi di alto livello nel governo. Credono che l'invasione sia stata un errore che riporterà la Russia indietro di anni e tutti hanno rilasciato le loro dichiarazioni a Bloomberg mantenendo comunque l'anonimato, troppo spaventati da eventuali ritorsioni.

Le possibilità che Putin cambi rotta, dicono, sono molto poche. Il presidente russo ha ignorato i tentativi (seppur timidi) di funzionari che hanno cercato di avvertirlo del costo economico e politico paralizzante della guerra. Alcuni dei "funzionari dissidenti" sostengono che Putin possa ricorrere alle armi nucleari davanti al fallimento di una campagna militare che considera la sua funzione storica. Sebbene il sostegno all'invasione resti radicato nell'elite russa, gli addetti ai lavori sono sempre più titubanti ma incapaci di fermare il presidente prima che sia "troppo tardi". A stupire il Cremlino, dicono, la risposta immediata degli Usa e il fronte compatto con gli alleati, con sanzioni che hanno causato l'addio di molte società estere e il congelamento di buona parte dei miliardi di dollari nella Banca Centrale. Anche il supporto militare a Kiev ha lasciato a bocca aperta Mosca, che di certo non si aspettava una preparazione tale da contrastare le forze militari russe.

Putin ha ignorato qualunque tentativo di avvertimento, sostenendo che la Russia deve solo adattarsi alla nuova situazione economica ma che lo scontro con l'Occidente fosse ormai inevitabile. Secondo Putin, le sanzioni "hanno fallito" e l'economia deve solo abituarsi ai nuovi ritmi. Mosca però ha dovuto "ridurre" le sue ambizioni militari al solo Donbass. Una conquista da portare a casa entro il 9 maggio, data designata da Putin per i festeggiamenti in grande stile a Mosca per la "Giornata della Vittoria".

In queste ore, il Cremlino ha detto di aver conquistato la città di Mariupol ma di contro le truppe armate ucraine continuano a combattere nei pressi dell'acciaieria Azovstal. Putin ha annullato l'assalto alla struttura, sostenendo di dover "salvaguardare la vita delle proprie truppe". Un'operazione, quest'ultima, la cui lettura risulta in questo momento molto difficile.

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