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Il mistero dell’aereo che ha sorvolato mezza Europa senza autorizzazione: passeggeri parlavano russo

I servizi segreti indagano sul Piper che lo scorso 8 giugno ha sorvolato i cieli di mezza Europa senza autorizzazione. A bordo due uomini “che parlavano russo” che avevano acquistato l’aereo qualche giorno prima.
A cura di Chiara Ammendola
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Immagine di repertorio
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Sono tanti i punti oscuri della vicenda che vede protagonista un piccolo Piper PA-23–250-Aztec che lo scorso 8 giugno ha sorvolato i cieli di mezza Europa senza autorizzazione prima di atterrare, dopo essere stato inseguito prima dai caccia ungheresi e poi da quelli romeni, in Bulgaria. A bordo due uomini che insieme a un terzo hanno acquistato il bimotore a fine maggio: non si conosce la loro identità, si sa solo che parlavano in russo e che, dopo l'atterraggio nelle campagna bulgare, sono spariti nel nulla.

Come riporta il Corriere della Sera sono i servizi segreti di diversi paesi a cercare di capire chi fosse a bordo del Piper e soprattutto perché quel velivolo abbia sorvolato l'Europa senza alcuna autorizzazione e con il transponder spento. A fornire qualche dettaglio in più è Bronius Zaromskis, l'iniziale proprietario del Piper, omologato per sei, che ha raccontato di averlo venduto a fine maggio a tre uomini che hanno raggiunto lo scalo lituano di Nida. “Tre persone sono arrivate, hanno ispezionato l’aereo e hanno deciso di acquistarlo”, ha spiegato Zaromskis che però non ha chiesto informazioni sulle loro identità, non saprebbe indicare la loro nazionalità ma solo che fossero russi. L'acquisto è stato fatto attraverso una società di comodo e quindi risalire ai loro nomi è al momento impossibile.

Ciò che è certo è che lo scorso 8 giugno due dei tre acquirenti salgono a bordo del Piper e decollano, senza alcuna autorizzazione, probabilmente dalla pista di Panevezys. Senza aver comunicato alcun piano di volo hanno sorvolato i cieli di Lituania, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania, Serbia e Bulgaria, volando sempre a bassa quota probabilmente per passare inosservati. Giunti nello spazio aereo dell'Ungheria, i due decidono di atterrare nello scalo regionale di Hajdúszoboszló, senza permesso: dopo aver minacciato uno dei dipendenti che chiama la polizia ripartono prima di essere intercettati dai caccia militari ungheresi.

I due non rispondono ai messaggi inviati dai caccia e continuano a volare tenendo spento il transponder. Entrati in Romania vengono inseguiti dai caccia romeni ai quali si affiancano quelli statunitensi. Poco dopo arrivano in Serbia dove decidono di atterrare, nord-est del Paese, visto che Sofia non manda alcun jet perché “in nessun momento l’aereo ha costituito una minaccia alle infrastrutture civili e militari del Paese”, così come spiegato dal ministro bulgaro della Difesa Dragomir Zakov. Intanto dei due uomini si è persa ogni traccia.

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