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Covid 19

Il Giappone si arrende alla pandemia: dichiarato lo stato d’emergenza ma la legge vieta il lockdown

Anche il Giappone si è dovuto arrendere alla pandemia: sono aumentati, soprattutto a Tokyo, i casi di contagio da Coronavirus e il governo ha dovuto dichiarare lo stato di emergenza. Tuttavia, a differenza di quanto sta avvenendo in Europa e Stati Uniti, ciò non significa lockdown totale: “Ai residenti è chiesto solo di usare l’autocontrollo, ma ormai restare a casa non è più sufficiente”.
A cura di Ida Artiaco
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Finora il Giappone aveva mantenuto un atteggiamento meno severo nei confronti dell'emergenza Coronavirus, sia rispetto alla vicina Cina che al resto del mondo, che è quasi da un mese in lockdown. Tuttavia, negli scorsi giorni anche a Tokyo e dintorni la pandemia ha cominciato a correre veloce: nelle ultime 24 ore sono stati registrati 144 nuovi contagi nella sola Capitale, che ha fatto segnare un vero e proprio record. Il bilancio totale ora è a 1.338 casi nella metropoli e almeno 5.480 in tutto il resto del Paese, compresi i 712 casi che erano a bordo della nave da crociera Diamond Princess, rimasta a lungo in quarantena nel porto di Yokohama. I decessi sono 96, quattro in più rispetto a ieri. Molti osservatori, tuttavia, ritengono che siano molti di più: il numero contenuto di quelli dichiarati appare connesso al basso numero di test effettuati.
Ma situazione comincia tuttavia a preoccupare le istituzioni, che hanno dovuto infine dichiarare nelle scorse ore lo stato di emergenza.

Per il momento, la decisione riguarda due aree metropolitane speciali e cinque prefetture: Tokyo e Osaka, la prefettura di Saitama, quella di Kanagawa, Hyogo, Chiba e Fukuoka, e durerà almeno fino al 6 maggio, coinvolgendo circa 60 milioni di persone. Il primo ministro Shinzo Abe ha definito quella attuale "la più grave crisi sin dalla Seconda guerra mondiale", eppure fino alla scorsa settimana nessun provvedimento era stato ancora preso per contenere le infezioni da Covid-19, in un tentativo di minimizzare il problema probabilmente per cercare di salvare le Olimpiadi di Tokyo 2020. Il premier ha poi aggiunto che, insieme agli esperti "abbiamo concluso che non è il momento di perdere tempo", riferendosi anche al fatto che secondo gli ultimi dati i posti disponibili in terapia intensiva in tutto il Paese potrebbero non raggiungere i mille. Tuttavia, non bisogna pensare che il lockdown nipponico sia come quello che si sta vivendo in Italia. Non lo permette la Costituzione, che non consente di imporre un isolamento vero e proprio perché ciò significherebbe limitare le libertà personali. Dunque aver dichiarato lo stato di emergenza significa permettere ai governatori delle province interessate di domandare solamente alle persone di adempiere alle misure, ma si tratta di richieste più che di imposizioni e infatti non ci saranno sanzioni per chi dovesse violare le disposizioni. Dunque, nessun ordine tassativo. Le autorità locali potranno limitare gli assembramenti, destinare a servizi di pubblica utilità aree private (anche per realizzare strutture ospedaliere temporanee) ed effettuare altri tipi di requisizioni. Ma nulla di più.

Non mancano le polemiche per questa gestione. Soprattutto il governatore di Tokyo, Yuriko Koike, è pronta a chiedere ulteriori chiusure per contenere l'epidemia di Coronavirus in un vero e proprio braccio di ferro con il primo ministro, Shinzo Abe. "Chiedere ai residenti di usare l'autocontrollo e restare a casa non è sufficiente", ha detto Koike subito dopo la dichiarazione dello stato di emergenza. "Dovremmo anche limitare l'uso delle strutture che possono diventare cluster come ristoranti e sale da karaoke", ha detto. Ma al momento, lo stesso Abe ha affermato che le piccole imprese rimarranno aperte, aggiungendo che i ristoranti dovrebbero solo "prendere precauzioni" contro l'avanzata del virus, come migliorare la ventilazione. Molte aziende continuano ad essere aperte, non si promuove lo smart working ed anche i mezzi pubblici nelle ultime ore sono apparsi presi d'assalto. Le linee metropolitane hanno registrato una diminuzione solo del 30% dei passeggeri. Per questo, alcuni esperti hanno criticato aspramente il premier. Secondo Koichi Nakano, professore di scienze politiche presso la Sophia University di Tokyo, "Abe forse per paura di danneggiare ulteriormente l'economia, ha trascinato questa situazione per troppo tempo e poi non ha avuto altra scelta che accettare che l'epidemia è ormai fuori controllo".

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