“Ho dovuto scegliere quale delle mie figlie curare”: la guerra in Sudan raccontata da una madre di 25 anni

Quella che sta attraversando il Sudan è una delle peggiori crisi umanitarie al mondo secondo l'Onu, a causa del conflitto tra le Forze Armate Sudanesi e il gruppo paramilitare delle Rsf (Rapid Support Forces), iniziato il 15 aprile del 2023 nella capitale Khartoum. Oltre 60mila persone sono morte e 11 milioni sono state sfollate, 3 milioni di bambini sotto i 5 anni sono gravemente malnutriti.
Tra questi ci sono le due figlie gemelle di Touma, una madre venticinquenne che a causa del conflitto è stata costretta a fuggire dalla sua casa, a circa 200km a sud-ovest dalla capitale. Lo ha raccontato alla BBC. Ora lei e le bambine di 3 anni si trovano all'ospedale Bashaer di Khartoum, uno degli ultimi ancora funzionanti, ma in sovraccarico.
Per questo, sono le famiglie a dover pagare i farmaci necessari e per mancanza di risorse Touma ha dovuto scegliere a quale delle due figlie dovesse comprarli. L'altra, poi, si è gravemente ammalata. "Abbiamo perso tutti i nostri averi, soldi e bestiame, perché le Rsf si sono prese tutto", spiega la donna.
La famiglia ha sofferto la fame durante la fuga e le due bambine sono diventate gravemente malnutrite. "Una volta la nostra casa era piena di cose buone: bestiame, latte e datteri. Ora non abbiamo nulla. Ho dovuto scegliere a quale delle due pagare gli antibiotici, ma vorrei solo che potessero guarire e crescere entrambe", racconta Touma, che poi aggiunge: "Non ho niente, ho solo Dio".
La sua è solo una delle tante storie di disperazione del Sudan. Karhoum è stata devastata e moltissimi bambini hanno sofferto. Un'altra madre, Habibah, racconta cosa è successo a suo figlio di 12 anni. I due vivevano in un edificio sotto il controllo delle RSF perché non avevano i mezzi per scappare. Per sopravvivere, vendevano lenticchie per strada. Ma un giorno, mentre lavoravano, un drone si è abbattuto su di loro. Così il dodicenne è rimasto gravemente ferito alle gambe, che gli sono state amputate. Ora è in sedia a rotelle.
"Mi ha chiesto perché avessi permesso ai medici di tagliarli le gambe" – dice la madre – "non ho saputo dargli una spiegazione". L'unica magra consolazione è che lui e i suoi amici frequentano una scuola improvvisata che dei volontari hanno aperto in un edificio abbandonato. Anche se in ginocchio, il dodicenne gioca ancora a calcio, la sua passione. "Vorrei delle protesi" racconta, ma la famiglia non può permettersele.