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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

“Hai 12 ore per scappare, poi ti uccidiamo”: le minacce del Mossad ai generali iraniani

Il Washington Post ha pubblicato un file audio in cui un agente dell’intelligence israeliana si rivolge in persiano a un generale iraniano e lo minaccia direttamente: “Posso consigliarti adesso: hai 12 ore per scappare con tua moglie e tuo figlio. Altrimenti, sei già sulla nostra lista”.
A cura di Davide Falcioni
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Un audio pubblicato in esclusiva ieri dal Washington Post getta nuova luce sulla strategia di Israele nella sua offensiva contro l’Iran. La registrazione, proveniente da fonti dei servizi di intelligence, rivela come, il 13 giugno, mentre lo stato ebraico dava il via a bombardamenti sui siti nucleari iraniani e a una serie di assassinii mirati contro alti funzionari della Repubblica Islamica, agenti israeliani abbiano contemporaneamente avviato una campagna telefonica per intimidire ufficiali iraniani di livello inferiore.

Nel file audio, un agente dell’intelligence, la cui voce è stata alterata per motivi di sicurezza, si rivolge in persiano a un generale iraniano e lo minaccia direttamente: "Posso consigliarti adesso: hai 12 ore per scappare con tua moglie e tuo figlio. Altrimenti, sei già sulla nostra lista". All’inizio della telefonata, l’agente dichiara la sua affiliazione in modo inequivocabile: "Vengo da un Paese che ha mandato Salami, Bagheri e Shamkhani all’inferno". I nomi citati si riferiscono a tre alti ufficiali iraniani – Hossein Salami, comandante dei Guardiani della Rivoluzione; il generale Mohammad Bagheri, capo delle forze armate iraniane; e Ali Shamkhani, consigliere di alto livello della Guida Suprema Ali Khamenei – tutti uccisi, secondo fonti israeliane, prima dell'inizio della guerra.

Nel proseguo della conversazione, l’agente chiede al generale di realizzare un video in cui denunci apertamente il regime: "Dicendo che ci siamo allontanati da questo governo e che non siamo disposti a sacrificare la nostra vita per persone che hanno distrutto il nostro Paese per 46 anni". L’operatore conclude la chiamata con una frase emblematica, simbolo della pressione psicologica esercitata: "Siamo più vicini a te della tua stessa vena giugulare".

Il Post non ha identificato il generale coinvolto, affermando soltanto che si ritiene sia ancora vivo, e ha oscurato la sua voce nella registrazione. Secondo quanto riportato, la chiamata faceva parte di un’ampia operazione volta a destabilizzare la catena di comando militare iraniana, colpendo non solo i leader già presi di mira da Israele, ma anche i loro potenziali sostituti. Il Washington Post precisa inoltre he l’audio è stato ricevuto da un individuo israeliano in possesso del materiale, suggerendo che la registrazione faccia parte di un’ampia campagna di intelligence parallela agli attacchi militari.

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