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Giappone, nucleare: trovate tracce di iodio radioattivo nel latte materno

Nel latte materno di 4 donne residenti nella zona nord-orientale di Tokyo sono state rilevate tracce di iodio radioattivo. Il governo mette in guardia da allarmismi, ma annuncia ulteriori controlli.
A cura di Alfonso Biondi
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Radioattività in Giappone

Dopo il terremoto dell'11 marzo, il Giappone fatica a svegliarsi dal'incubo nucleare. E dal sol levante arriva un'altra notizia tutt'altro che incoraggiante: nel latte materno di 4 donne che vivono nella zona orientale di Tokyo sono state trovate tracce di iodio radioattivo. Le rilevazioni sarebbero state effettuate da un istituto privato e promosse dal gruppo civico "Network di supporto madre-figlio". Nel latte di una donna di Chiba, zona a est di Tokyo, s'è registrata una concentrazione di iodio radioattivo pari a 36,3 becquerel/kg, ma non sono state trovate tracce di cesio. Concentrazioni minori di iodio radioattivo, pari a 8,7, 8,5 e 6,4 becquerel/kg, sono state trovate nel latte delle altre 3 donne della prefettura di Ibaraki, nella zona a nord di Tokyo.

I valori, che comunque destano qualche preoccupazione, sono tuttavia inferiori ai 100 becquerel/kg, il tetto massimo per l'acqua del rubinetto destinata ai bambini che hanno meno di un anno. A tal proposito bisogna però tener presente che la Commissione giapponese per l'energia nucleare non ha fissato dei tetti massimi riguardanti il latte materno. Oltre che su queste 4 donne, le analisi sono state effettuate anche su altre 5 donne, nel cui latte, però, non è stata riscontrata alcuna traccia di sostanze radioattive: le 5 donne risiedono a Fukushima e Miyagi, cioè nelle prefetture più vicine alla centrale nucleare di Fukushima.

A seguito dell'accaduto il Ministero della salute giapponese ha fatto sapere che verranno analizzati altri campioni di latte materno al fine di avere un quadro più preciso del fenomeno. L'obiettivo del governo, però, è quello di evitare i facili allarmismi. Il portavoce dell'esecutivo Yukio Edano s'è espresso sulla questione, dichiarando che "l'eccessivo allarmismo è inutile, ma capiamo i timori delle madri". 

La situazione, quindi, non migliora e il governo ha deciso di proibire l’accesso all’area di 20 km intorno alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Una decisione che ai più pare riduttiva, in quanto il vento trasporterebbe le radiazioni verso est fino a 40 km di distanza. La Tepco, società che gestisce l'impianto di Fukushima, ha poi rivelato che fino ad ora dalla centrale sono state riversate nell'oceano Pacifico 520 tonnellate di materiali radioattivi. L'incubo per il Giappone continua.

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