Gerusalemme, uccisi altri due giovani palestinesi

Sale a 32 il numero delle vittime palestinesi dopo due settimane da quella che è stata definita la "Terza Intifada", o "Intifada dei coltelli": ieri le forze di polizia hanno ucciso un ragazzo di 20 anni di Hebron affermando che aveva tentato di pugnalare un un agente in un check point presso la Porta di Damasco, a Gerusalemme. Poche ore più tardi, sempre nella "Città Santa", un altro palestinese di 23 anni è stato ucciso da un militare israeliano. In questo caso, secondo una nota diffusa dall'IDF, il giovane arabo avrebbe tentato di accoltellare un'anziana israeliana, ferendola lievemente. Il ragazzo sarebbe poi fuggito ma e, una volta raggiunto, è stato ucciso.
Dal canto loro i palestinesi hanno innalzato il livello dello scontro da quando il governo israeliano ha deciso di istituire posti di blocco nei quartieri di Gerusalemme Est, dove vivono in larghissima parte proprio palestinesi ma dove gli israeliani negli ultimi anni hanno continuato con le occupazioni, spesso cacciando gli arabi dalle loro case.
Ma la situazione è drammatica non solo a Gerusalemme: anche a Gaza, dove nei giorni scorsi l'esercito ha bombardato uccidendo – tra gli altri – anche una donna incinta e sua figlia, proseguono gli scontri. Nella giornata di ieri sei Palestinesi sono rimasti feriti da proiettili sparati da cecchini nei pressi del campo militare di al-Madrasa, a est del campo profughi di al-Breij, nella Striscia di Gaza centrale.
Nel frattempo dalla mattinata di ieri sono attive le nuove misure annunciate dal premier Netanyahu dopo gli attacchi palestinesi, che in totale hanno provocato sette morti. La polizia sarà autorizzata a “imporre la chiusura di interi quartieri palestinesi di Gerusalemme dove avverranno scontri con le forze dell’ordine”. Come riporta Nena News sul campo scenderanno anche 300 guardie private, che verranno messe in campo a presidio del trasporto pubblico. Il governo ha quindi previsto la revoca del diritto di residenza a Gerusalemme per i palestinesi responsabili di attacchi, la demolizione delle loro case e la confisca delle loro proprietà. Provvedimenti criticati dal centro per i diritti umani Adalah, che li considera alla stregua di “punizioni collettive contro tutti i palestinesi di Gerusalemme”.