Gaza, l’allarme del medico di MSF: “Senza un cessate il fuoco non ci sarà più nulla da salvare”

Gaza continua a precipitare in un abisso umanitario senza precedenti nella storia recente. Il sistema sanitario, già messo in ginocchio da quasi due anni di bombardamenti, oggi è sull’orlo del collasso definitivo, tra ospedali stracolmi di pazienti feriti e affamati, una carenza cronica di farmaci salvavita e medici e infermieri stremati, costretti ad andare avanti con un pasto al giorno.
Mohammed Abu Mughaisib è uno di loro: vicecoordinatore medico di Medici Senza Frontiere (MSF) nella Striscia, nei 677 giorni trascorsi dal 7 ottobre 2023 ha assistito migliaia di uomini, donne e bambini palestinesi, prevalentemente civili presi di mira dall'esercito israeliano. Il suo ultimo appello affinché finisse il blocco l'assedio di Tel Aviv aveva fatto il giro del mondo. "Il sistema sanitario di Gaza è in frantumi, funziona a malapena. Ogni aspetto della vita viene deliberatamente distrutto giorno dopo giorno, incluse le strutture che dovrebbero salvare vite umane".

Ospedali sovraffollati e decine di migliaia di feriti
La situazione peggiora di ora in ora e non a caso il numero di pazienti curati lo scorso luglio è stato il più alto dall’inizio della guerra. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità lo ha confermato di recente: 13.500 feriti in un solo mese. Alla fine di luglio, solo negli ospedali di MSF, 1.200 persone sono state ricoverate in una sola settimana. Al 2 agosto, i tassi di occupazione dei grandi ospedali pubblici secondo il ministero della salute a Gaza erano del 240% ad Al-Shifa, 210% ad Al-Rantisi, 180% al Nasser e addirittura del 300% all'Arab Orthodox Hospital.
"Siamo costretti a chiudere alcune delle nostre cliniche già alle 9.30 del mattino, perché sono troppo piene. Curiamo più di 200 pazienti in poche ore, ma sono solo una minima parte di coloro che avrebbero bisogno di cure. Dobbiamo limitare il numero di pazienti che vengono visitati ogni giorno perché senza ulteriori forniture, letti o personale, non siamo in grado di fornire le cure adeguate. Molti muoiono prima di raggiungere le nostre strutture. Altri rimangono per ore in agonia nei pronto soccorso sovraffollati e in corridoi pieni. Ferite che in qualsiasi altro posto nel mondo sarebbero curabili qui diventano una condanna a morte", spiega Mughaisib.
Il dramma non riguarda soltanto le vittime dirette dei bombardamenti. Sempre più spesso, nei reparti si presentano pazienti con malattie croniche che per mesi non hanno potuto accedere a terapie salvavita. A peggiorare il quadro, l'orrore emerso dall'arrivo della Gaza Humanitarian Foundation, con centinaia di persone affamate deliberatamente uccise dai soldati dell'IDF nei cosiddetti "punti di distribuzione di cibo". "Luoghi che dovrebbero dare sollievo ai palestinesi costretti alla fame sono diventati invece luoghi di morte. Le forze israeliane aprono il fuoco sui civili che si radunano per trovare da mangiare".

"Mancano antidolorifici, anestetici, antibiotici, i nostri ospedali sono pieni"
Le immagini che arrivano dagli ospedali – scattate dai giornalisti palestinesi, gli unici testimoni del genocidio di Gaza – sono agghiaccianti. "Vediamo amputazioni, ferite aperte e infette, ossa frantumate e arterie lacerate. Ferite che richiedono interventi chirurgici urgenti e cure intensive", racconta il dottore di MSF. I reparti che possono offrire le cure salvavita però stanno collassando. "Negli ospedali rimasti a Gaza non ci sono abbastanza antidolorifici, anestetici, antibiotici, fissatori esterni per le fratture o strumenti chirurgici. Tutti gli ospedali sono sovraffollati. Gli ospedali di MSF sono pieni, ma alcuni ospedali del ministero della salute hanno superato anche il 200% di capacità, tra cui l'ospedale Al-Shifa. Le liste d'attesa per gli interventi chirurgici sono così lunghe che spesso i pazienti muoiono prima che abbiano la possibilità di essere operati".
La crisi sanitaria si intreccia con una fame crescente. Medici stremati da turni di 24 ore sopravvivono con un solo pasto al giorno, quando va bene. Pazienti con ustioni e fratture ricevono razioni scarse, incapaci di fornire i nutrienti necessari alla guarigione. "Senza proteine o calorie sufficienti, le ossa non si ricompongono, le ustioni non guariscono e le infezioni si diffondono".
A Gaza 14.500 persone dovrebbero essere evacuate per ricevere cure specialistiche
Il quadro che emerge dal racconto di Mughaisib è quello di un territorio isolato, in cui 14.500 persone avrebbero bisogno di essere evacuate per ricevere cure specialistiche, secondo l’OMS. Evacuazioni che, denuncia il medico MSF, "vengono bloccate o ritardate arbitrariamente dalle autorità israeliane". L’appello finale del dottore è un grido di allarme che suona come un ultimatum: "Per la 677ª volta in questa guerra, lo ripeto: senza un cessate il fuoco immediato, senza un accesso medico e umanitario continuativo, non ci sarà più nulla da salvare. Né gli ospedali. Né i pazienti. Né il futuro". Ma forse è proprio questo l'intento di Israele.