Galapagos, finiti in mare 1.000 litri di gasolio: cosa è successo nell’isola di Santa Cruz

Arcipelago vulcanico situato nell'Oceano Pacifico a sud dell’Equatore, composto da 13 isole principali e numerosi isolotti, quello delle Galapagos è il primo parco nazionale dell’Ecuador e dal 1978 gode del riconoscimento dell’Unesco di Patrimonio dell’Umanità.
Con la sua superficie terrestre di circa 8000 km² (quella marina è di oltre 45.000), è noto per la bio-diversità e la rarità delle specie presenti, con un repertorio di flora e fauna autoctone unico al mondo, tanto da venire scelto da Charles Darwin come osservatorio privilegiato delle specie endemiche e dei loro percorsi evolutivi, punto di partenza per la stesura de “L’origine della specie” (1859).
Ma quello che da studiosi di tutto il mondo viene considerato un idillio, un laboratorio vivente dei processi evolutivi attuali, è costantemente minacciato da ripetute emergenze ambientali, dietro le quali è quasi sempre possibile individuare la mano dell’uomo.
L’ultimo grave incidente è avvenuto venerdì 23 giugno, tra Punta Carrión e il Canale di Itabaca, nella zona costiera settentrionale dell’isola di Santa Cruz.

Durante le operazione di riempimento del serbatoio di uno yacht turistico presso un deposito di carburante situato nell’isola più centrale dell’arcipelago, punto di partenza e passaggio per raggiungere le altre isole minori, sono stati versati in acqua almeno 1.000 litri di gasolio.
Si parla quindi di errore umano: secondo quanto riportato dal portale di notizie ecuadoriano Primicias, sarebbero finiti in mare oltre 300 galloni di carburante.
L’allarme è stato diffuso anche attraverso i canali social del Parco nazionale delle Galapagos, che sulla sua pagina Facebook comunica che “I ranger del Parco sono immediatamente intervenuti con l'obiettivo di ridurre il rischio di danneggiamento degli ecosistemi marini”.
Per cercare di minimizzare l’impatto disastroso della perdita sul piano ambientale, sono stati messi in campo tutti gli strumenti appositamente pensati per limitare l’espandersi del carburante, così da preservare il più possibile quell’ecosistema che da 45 anni è Patrimonio naturale dell'umanità dell’Unesco.
Secondo quanto riportato da Primicias, nell’area marina interessata dall’incidente è stata sistemata una recinzione per cercare di contrastare la diffusione di oltre 1.000 litri di liquido inquinante e sono state impiegate grandi quantità di solventi ecologici.