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Droni e guerra ibrida, gli analisti: “Così la Russia prepara l’Europa alla paura”

Droni, provocazioni e strategie ibride: Mosca punta a destabilizzare i Paesi vicini. “Niente invasioni, ma utilizzerà anche mezzi militari”, dice l’analista Michael Clarke. “Lo stato di insicurezza durerà decenni”. Keir Giles di Chatam House: “L’offerta di Putin sul trattato che limita le armi nucleari è fittizia. Lo zar da tempo non ha limiti”.
A cura di Riccardo Amati
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La Tass avverte che l’Unione Europea prepara l’occupazione della Moldavia, Transnistria compresa. Cita l’Svr, i servizi di sicurezza per l’estero. Che sia vero o meno, nelle stesse ore l’Ucraina scaglia oltre 40 droni su Mosca. Tutti abbattuti, a quanto pare. L’aeroporto di Sheremetyevo, nella capitale, sospende i voli per quattro ore. Come hanno dovuto fare due giorni fa gli aeroporti di Copenaghen e Oslo, causa droni. Probabilmente russi. Dal Cremlino, subito la smentita. Droni russi anche sulla Polonia. Di nuovo.

Ma i peggiori “incidenti” degli ultimi giorni sono state le violazioni dello spazio aereo Nato da parte di cacciabombardieri e ricognitori con la stella rossa. Se non altro perché i ministri degli Esteri di Gran Bretagna e Polonia hanno detto senza mezzi termini che, se ricapita, i Mig e i Sukhoi verranno abbattuti senza pietà. Previo avvertimento, si spera. La girandola di notizie dai confini orientali dell’Europa preoccupa. La tensione aumenta ogni giorno.

Invasioni impossibili e guerre probabili

È improbabile che la Russia voglia e possa lanciarsi in una nuova invasione. Non ha le risorse per aprire un secondo fronte di terra dopo quello che, con fatica, sostiene in Ucraina. Ma potrebbe voler utilizzare mezzi militari per destabilizzare altri Paesi suoi vicini e soggiogarli. Ne ha la capacità. Lo scenario è, in questo caso, probabile — concordano la maggior parte degli osservatori. Nel frattempo, il rischio di “incidenti” fatali veri o cercati, in grado di innescare escalation incontrollabili, aumenta di giorno in giorno.

Il mondo è cambiato, di chiunque sia la colpa o, a seconda dei punti di vista, il merito. L’Europa, torna a essere il luogo delle guerre. Guerre moderne, ibride. Non vuol dire che siano “fredde”. Anche nelle guerre ibride si spara e si muore. Nei prossimi decenni, alla sicurezza e alla pace che qui da noi abbiamo conosciuto per 80 anni potrebbero sostituirsi incertezza, paura e conflitti letali.

Mosca non fa distinzioni

“I russi non conoscono la distinzione tra risorse militari e non, è tutto sullo stesso spettro”, dice a Fanpage.it Michael Clarke, docente del Kings College a Londra, analista di Sky News e per otto anni capo del Rusi, il più antico think tank dedicato alla difesa e alla sicurezza. “È del tutto plausibile che — usando mezzi militari e altro — puntino a destabilizzare Estonia e Lettonia, per poi prendere anche  il controllo della Moldavia”. Resta il fatto che il 90 per cento delle forze di terra della Russia è imbottigliato nel conflitto ucraino.

Ma Putin ha altre carte da giocare: “La Russia conserva forti capacità militari e ibride”, nota il professor Clarke. “Flotte navali (ne ha altre tre oltre a quella del Mar Nero, colpita duramente dagli ucraini, ndr), aviazione a lungo raggio, cyberattacchi e sabotaggi. Non è solo il fronte ucraino a rischio: tutta l’Europa deve preoccuparsi, anche perché Mosca sta ricostituendo riserve di truppe per nuove operazioni (lo ha rilevato l’Institute for the Study of War, che si è spesso distinto per attendibilità — ndr)”. La Nato all’inizio del 2024 stimava che Mosca potesse essere pronta ad attaccare un Paese dell’Alleanza tra dieci o 20 anni. Oggi, il periodo di “incubazione” viene considerato di sei mesi.

Giochi pericolosi

Le schermaglie fra piloti di macchine belliche da cento milioni di dollari e più sono sempre state una costante sul Baltico e sull’Europa orientale. Era un gioco nel quale le due parti erano quasi complici. Permetteva di capire di più su tattiche e sistemi d’arma propri e altrui. Ma fino a poco meno di quattro anni fa non c’era una guerra “calda” in corso, da quelle parti. Le narrative di Mosca e dell’Occidente non erano aggressive come oggi. “Ora tutto è molto più pericoloso di un tempo", sottolinea Michael Clarke: “Anche un piccolo evento può avere grandi conseguenze. Durante la Guerra Fredda e nei vent’anni successivi c’era maggiore prevedibilità. Le potenze conoscevano e rispettavano, in generale, le regole non scritte della competizione. Oggi questo è cambiato”.

“Il rischio di uno scontro armato dipende dall’irresponsabilità con cui Mosca fa agire i suoi equipaggi”, spiega a Fanpage.it Keir Giles, esperto del think tank londinese sulla politica internazionale Chatam House: “Non ci sarà confronto se la Russia non lo vorrà. Ma se spingerà troppo, un paese Nato si sentirà obbligato a reagire, e allora verrà imposto un limite al comportamento russo — limite finora non percepito da Mosca”. Ma il gioco vale la candela? Cosa ci guadagna Vladimir Putin da queste manovre pericolose?

“Da ogni incidente, la Russia impara di più sulle reazioni di Nato ed Europa”, sostiene Giles. “Valuta le capacità tattiche dei singoli Paesi, ma anche la reazione collettiva di NATO, UE e democrazie occidentali”, risponde l’accademico. Visti i limiti di strumenti Nato come l’articolo 4 — invocato per due volte in una settimana senza che abbia fornito risposte chiare — e visto che il Consiglio di Sicurezza Onu è bloccato dal veto di Russia e Cina, il Cremlino acquista una sempre maggior consapevolezza che le sue incursioni sono senza conseguenze. E, ritiene Giles, “si avvicina a poter agire militarmente contro l’Europa”.

“Ve l’avevamo detto”

Le sfide dei piloti russi non hanno mai riguardato i cacciabombardieri statunitensi. Il trattamento di favore non è un caso. Il Cremlino non intende alterare situazioni che ritiene vincenti: “Putin si compiace della mancanza di una vera reazione da parte di Washington”, argomenta Clarke. Alle risposte forti da Polonia, Regno Unito e Paesi baltici, fa da contraltare la moderazione degli Stati Uniti. E questo “crea distanza tra gli alleati europei e Washington”. Obiettivo che la Russia non ha mai nascosto.

Paradossalmente, i russi avevano detto più volte e in modo chiaro che si sarebbe arrivati alla situazione attuale, fin da prima dell’avvio del mandato presidenziale di Trump in America. In un libro dei consiglieri del Cremlino Sergey Karaganov e Dmitry Trenin, uscito più di un anno fa, si poteva leggere che la strategia militare di Mosca prevedeva attacchi ibridi, sabotaggi e test delle risposte Nato e Ue ad azioni ibride “fredde” o “calde”. Nel libro, per inciso, si caldeggiava anche il lancio di un’atomica “dimostrativa” da parte della Russia. Tanto per chiarire.

Sarebbe bello se sulle novità preoccupanti potesse prevalere quella, in teoria distensiva, dell’offerta fatta da Putin di far sopravvivere per un anno il trattato New Start sul controllo delle armi nucleari. Peccato che si tratti di un trattato che secondo il diritto internazionale potrebbe essere da considerare estinto per desuetudine, tante sono state le sue violazioni. Lo scetticismo di Giles ha toni drastici: “C’è una lunga abitudine della Russia a fingere che gli accordi internazionali siano ancora validi, anche dopo averli resi inutili”, commenta. “In realtà Mosca ha abbandonato da anni ogni vincolo al suo rafforzamento militare”.

Pace (?) attraverso la paura

"Il conflitto con la Russia è generazionale”, è la sconfortante chiosa di Michael Clarke. “L’ambizione di Mosca durerà probabilmente 40-50 anni, fin verso la fine del secolo. Potrebbe esserci una tregua temporanea in Ucraina. Ma è destinata a durar poco. L’Occidente dovrà impegnarsi, per non rischiare di essere dominato da potenze autocratiche. Stiamo tornando a una condizione più “normale” per la storia europea: vivere in uno stato di insicurezza permanente, come accadeva nei secoli passati”.

Purtroppo, a Mosca la parola d’ordine del regime attualmente al potere è “paura”. Non lo diciamo noi. Non lo dicono nemmeno i russi, che — come inizia a risultare dai sondaggi  — ne hanno abbastanza di questa guerra. Lo dicono gli uomini del Cremlino. Il vicesegretario del Consiglio di sicurezza della Federazione ed ex presidente della Russia Dmitry Medvedev, quattro mesi fa, perorava il principio di una “pace attraverso la paura”.

Concetto piuttosto sconcertante. D’altra parte, già qualche mese prima, il consigliere del Cremlino Dmitry Suslov aveva detto a Fanpage.it: “Dobbiamo spaventare l’Europa, riportare la paura nelle società e nelle élite europee. Perché la vita senza paura negli ultimi 40 anni si è rivelata disastrosa e destabilizzante. Dobbiamo far tornare la paura che c’era durante la Guerra Fredda. E anche di più”.

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