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Dieci cose che non sapevate sulla storia della Chiesa cattolica

Da quanto tempo i Papi assumono un “nome pontificale” subito dopo l’elezione? Perché i cardinali vestono di rosso? Le encicliche papali sono sempre scritte in latino? Chi erano i “camerieri segreti di cappa e spada soprannumerari”? E gli “scopatori segreti”?
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I cardinali della Chiesa cattolica prima di entrare in conclave.
I cardinali della Chiesa cattolica prima di entrare in conclave.

La bimillenaria storia della Chiesa cattolica è molto ricca, anche di curiosità. Eccone alcune.

I Papi lasciano il proprio nome di battesimo per prenderne uno pontificale subito dopo l’elezione per una antica consuetudine. Il primo fu Mercurio nel 553: portava il nome di un dio pagano e per questo scelse di chiamarsi Giovanni II.

Nella storia della Chiesa il nome più “gettonato” dai pontefici è stato quello di Giovanni (scelto da 21 Papi e due antipapi, mentre nessuno si è mai chiamato Giovanni XX), segue con 16 Papi Gregorio e con 15 Benedetto (più un antipapa), poi Clemente (14, quasi tutti francesi), Innocenzo (13), Leone (13) e Pio (12).

Ci sono stati due Giovanni XXIII nella storia della Chiesa cattolica: prima di Angelo Roncalli, il Papa buono, salito al soglio pontificio nel 1958, l’ischitano Baldassarre Cossa prese lo stesso nome nel 1410. Pur essendo stato regolarmente eletto e riconosciuto Papa fino al XX secolo, una apposita commissione di storici lo “degradò” ad antipapa, così Roncalli fu il secondo pontefice della storia noto come Giovanni XXIII. Il mosaico che ritrae papa Cossa campeggia ancora all’interno della basilica di San Paolo fuori le mura a Roma da cui, ovviamente, per motivi di continuità storica non può essere rimosso.

Nel XVI secolo scegliere di cambiare il nome di battesimo con un nome pontificale divenne una regola fissa per i pontefici e qualche storico ha malignato che ciò avvenne anche per motivi scaramantici. Nel 1522 Adriano VI scelse di chiamarsi con il suo nome di battesimo: morì dopo poco più di un anno e mezzo. Peggio andò a Marcello Cervini, alias papa Marcello II: regnò appena venti giorni nel 1555. Dopo di lui, nessun altro Papa ha scelto di mantenere il nome di battesimo.

Il Papa sceglie dei “cardinali” come i suoi più stretti collaboratori nelle decisioni che riguardano la Chiesa universale. I cardinali non sono nominati ma “creati” e vestono di rosso perché rosso è il colore del sangue e del martirio. Una antica tradizione, ormai non più in uso, prevedeva che il Papa consegnasse a ciascun cardinale un cappello rosso chiamato “galero” pronunciando queste parole: “esso significa che fino alla effusione del sangue ti devi mostrare intrepido per l'esaltazione della fede, la pace e la prosperità del popolo cristiano, la conservazione e l'accrescimento della Santa Chiesa.”

Il Papa può creare dei cardinali “in pectore”, cioè senza farne pubblicamente il nome, per salvaguardare la loro vita. Durante la Guerra Fredda Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II nominarono cardinali alti prelati che vivevano nei Paesi comunisti. Wojtila nel 1979 creò cardinale il vescovo di Shangai, il cinese Pin-mei, il cui nome fu svelato solo 22 anni dopo, nel 1991. Al momento della sua morte, nel 2005, non lasciò scritto chi fosse l’ultimo cardinale in pectore nominato, il cui nome, dunque, resterà per sempre un mistero.

Fino al 1917 anche i laici potevano essere nominati cardinali. Nel corso della storia diverse volte fu eletto Papa un cardinale che non era stato neppure ordinato prete e che, quindi, prima di salire al soglio pontificio doveva non solo diventare, innanzitutto, sacerdote, ma anche vescovo, con apposite cerimonie solenni. L’ultimo cardinale laico della storia fu un avvocato, il ministro dello Stato Pontificio Teodolfo Mertel, creato nel 1858 da Pio IX. Paolo VI, derogando alle regole in vigore, avrebbe voluto nominare cardinale laico il noto filosofo cattolico francese Jacques Maritain, ma non se ne fece nulla.

Il Papa può inviare ai vescovi del mondo una “enciclica”, cioè una lettera circolare destinata a tutta la Chiesa universale in cui vengono trattati temi dottrinari, morali e sociali. Tutte le encicliche, per consuetudine, vengono scritte e diffuse, in prima battuta, nella lingua ufficiale della Chiesa, il latino. In casi eccezionali, però, sono state usate anche altre lingue: nel 1931 Pio XI redasse la “Non abbiamo bisogno” in lingua italiana, in cui veniva duramente attaccato il regime fascista di Benito Mussolini. Sempre Pio XI, nel 1937, emanò l’enciclica “Mit Brennender Sorge”, l’unica nella storia scritta interamente in lingua tedesca, in cui il pontefice condannava pubblicamente la dottrina nazista, considerata anticristiana e neopagana.

Dopo la rinuncia al soglio pontificio di Benedetto XVI è considerato “normale” che anche in futuro i Papi possano dimettersi con l’avanzare dell’età. In passato, però, questa possibilità, pur prevista dalle norme del diritto canonico, era inconcepibile: i Papi, anche se vecchi e malati, continuavano a regnare fino all’ultimo respiro. Leone XIII, ad esempio, morì nel 1903 a 93 anni dopo venticinque anni di un pontificato in cui le sue condizioni di salute si erano via via deteriorate. Per lungo tempo prima della sua dipartita non riuscì ad esercitare fino in fondo il suo magistero, al punto che in tanti, in Vaticano erano stupefatti del fatto che vivesse così a lungo, visto che era già malato al momento della elezione. Tra i cardinali cominciò anche circolare anche battuta velenosa: “Credevamo di aver eletto un Santo Padre, non un Padre Eterno!”.

Fino al 1968 il Papa era attorniato da una “famiglia pontificia”, con una pletora di dignitari provenienti da famiglie dell’aristocrazia romana con i compiti più vari, che Paolo VI pensò bene di azzerare in quanto ormai anacronistica. Della famiglia pontificia facevano parte, ad esempio, il “segretario delle ambasciate”, con il compito principale di ricevere i regali portati dalle delegazioni straniere; il “cavallerizzo maggiore di sua santità”, che sovrintendeva alle scuderie papali; il “vessillifero ereditario di Santa Romana Chiesa” che nelle occasioni pubbliche doveva mantenere lo stendardo papale; i “camerieri segreti di cappa e spada soprannumerari” che svolgevano un servizio di anticamera negli appartamenti papali. Non erano nobili, invece, gli “scopatori segreti”, cioè i domestici al servizio diretto del Papa.

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