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Cuba, decine di persone arrestate durante le proteste: governo dell’Avana punta dito contro gli USA

A Cuba decine di persone sono state arrestate nelle manifestazioni scoppiate tra domenica e lunedì contro il governo per la carenza di cibo e la gestione della pandemia. Il presidente Miguel Díaz-Canel ha nuovamente accusato gli Stati Uniti di aver orchestrato le proteste sui social e pur riconoscendo alcune ragioni dietro la frustrazione dei cittadini, come la mancanza di medicinali e i continui blackout di elettricità, ha detto che queste sono causate dall’embargo di Washington.
A cura di Annalisa Girardi
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Miami, sostenitori delle proteste a Cuba nel quartiere Little Havana
Miami, sostenitori delle proteste a Cuba nel quartiere Little Havana

Sono decine le persone arrestate a Cuba nelle proteste che sono scoppiate contro il governo domenica all'Avana per la difficile situazione nell'isola, tra carenza di cibo e medicine, continui blackout elettrici e la pandemia di coronavirus. Le manifestazioni, molto rare nel Paese le cui leggi sono molto dure contro il dissenso, sono state messe a tacere dalle forze di polizia: si sono registrati scontri tra agenti e manifestanti e secondo quanto riporta l'agenzia Reuters decine di manifestanti sono stati arrestati dalle forze di sicurezza e da poliziotti in borghese. Nelle immagini che stanno circolando sui social network si vedono gli agenti colpire i manifestanti e usare usare contro di loro spray urticante.

Il presidente cubano Miguel Díaz-Canel, che già ieri aveva accusato gli Stati Uniti di aver architettato le proteste nell'isola, ha accusato "gli abbietti delinquenti" di cercare di "spaccare" la rivoluzione comunista cubana. Lanciando un messaggio in televisione il presidente, che negli ultimi mesi è anche succeduto a Raúl Castro alla guida del partito comunista, ha affermato che le proteste sono figlie di un complotto orchestrato dagli Stati Uniti sui social network per spodestare il governo cubano. Díaz-Canel ha poi accusato i manifestanti di non aver avuto un "approccio pacifico" e di "comportamento volgare", per poi riconoscere che alcune ragioni dietro le proteste, come la mancanza di cibi e i continui tagli all'elettricità, siano legittime, ma sottolineando che dipendono dalle sanzioni degli Stati Uniti.

Intanto dalle Nazioni Unite hanno fatto sapere di seguire quanto sta accadendo a Cuba e di auspicare che siano "rispettate pienamente la libertà di espressione e riunione pacifica". L'Onu ha anche sottolineato che si assicurerà che vengano rispettati i diritti fondamentali dei cubani, difendendo al tempo stesso la stampa libera. Nel frattempo anche diversi leader mondiali sono intervenuti per commentare quanto sta accadendo nell'isola. In primis il presidente USA Joe Biden che ha definito le protese dell'Avana un "notevole e chiaro appello alla libertà", difendendo le migliaia di persone che sono scese in strada a manifestare nella più grande protesta nel Paese in trent'anni. "Il popolo cubano chiede la sua libertà da un regime autoritario. Non credo che abbiamo visto nulla di simile a questa protesta da molto tempo", ha detto Biden parlando con i giornalisti.

È invece intervenuto a sostegno del governo cubano il presidente venezuelano Nicolas Maduro, che ha mandato "tutto il suo sostegno al presidente Diaz-Canel, tutto il suo sostegno al popolo cubano, al governo rivoluzionario di Cuba". Per poi aggiungere: "Da qui in Venezuela siamo fratelli nel bene e nel male. Cuba se la caverà. Ci è stato inflitto lo stesso trattamento, lo stesso metodo di asfissia e persecuzione è stato applicato a Cuba per 60 anni. Ora l'Impero nordamericano è  arrivato a dire sciocchezze. Se gli Stati Uniti e gli oppositori estremisti vogliono davvero aiutare il popolo cubano revochino immediatamente le sanzioni e il blocco". Washington ha imposto sanzioni economiche a Caracas nel tentativo di estromettere Maduro dal potere dopo le elezioni del 2018, il cui esito non è stato riconosciuto dalla comunità internazionale.

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