Crolla scuola in Indonesia, il racconto di un 13enne sopravvissuto: “Ho sentito il rumore di pietre cadere”

È salito a 54 il numero di vittime nel crollo della scuola di Sidojaro, una città indonesiana della regione della Giava Orientale. Per il paese, si tratta del disastro con il bilancio di morti più alto dell'anno. I lavori dei soccorritori, intanto, vanno avanti alla ricerca delle 13 persone ancora disperse.
Il 29 settembre l'edificio scolastico è collassato mentre un centinaio di studenti, tutti tra i 12 e 19 anni, stavano praticando la preghiera pomeridiana.
Si sospetta che il cedimento sia stato causato dai lavori di ampliamento che erano in corso. La struttura non avrebbe retto il peso di una colata di cemento utilizzata per costruire il terzo piano.
Per via della modalità del collasso, anche le operazioni di salvataggio si sono rivelate particolarmente complicate e lunghe. C'erano infatti solo degli stretti corridoi per eseguire le manovre necessarie. Inoltre, non è stato utilizzato un macchinario pesante utile a scavare tra le macerie per non causare ulteriori scosse con delle fondamenta così instabili.
Ma venerdì i genitori dei ragazzi coinvolti nel crollo hanno autorizzato i soccorritori a farne uso, visto che tutte le altre opzioni disponibili erano già state provate e nonostante ciò molti corpi sono rimasti incastrati.
I sopravvissuti hanno parlato con i media locali, raccontando la loro esperienza. Un ragazzo di 13 anni ha detto che la prima cosa che ha sentito è stato "il rumore di pietre che cadevano", che mano a mano "si è fatto sempre più forte". Lo studente ha anche riferito che si è messo subito in fuga raggiungendo la porta, ma che comunque è stato ferito da un detrito che è caduto dal soffitto.
Un altro studente della stessa età è rimasto incastrato in un piccolo spazio sotto le macerie con altri 5 compagni. Il corpo di uno di loro bloccava l'uscita. Per questo, il giovane non poteva né uscire fuori né essere raggiunto dai soccorritori. È stato messo in salvo solo dopo tre giorni. Quando si è ripreso in ospedale, ha raccontato alla mamma che al momento del crollo ha sentito il rumore di qualcosa che si spezzava.
Comunque, come riferito da Al Jazeera, i genitori non hanno dato colpa dell'incidente alle autorità scolastiche. Al-Khoziny infatti è una "pesantren", cioè un collegio islamico tradizionale e svolge un grande ruolo per la comunità religiosa, che quindi è restia alle critiche.
Il custode della scuola, Abdus Salam Mujib, un importante riferimento religioso nella regione della Giava Orientale, ha offerto scuse pubbliche un giorno dopo l'incidente. "Questa è la volontà di Dio quindi dobbiamo essere pazienti", ha detto.
Le pesantren sono tra l'altro scuole che nella maggior parte dei casi operano informalmente, senza un monitoraggio esterno. Per questo, Al-Khoziny non aveva chiesto i permessi per i lavori di ampliamento, come riferito dal capo del distretto di polizia di Sidojaro, Subandi.
Le forze dell'ordine hanno dichiarato che indagheranno a fondo sul caso, per capire se la negligenza della scuola abbia portato al crollo.