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Cosa sta succedendo tra Elon Musk e Donald Trump

Dopo un’accusa infamante poi rimossa da X, Elon Musk rompe definitivamente con Donald Trump e lancia l’idea di un nuovo partito, “The America Party”. La destra americana, intanto, teme un effetto Perot che possa favorire i democratici.
A cura di Francesca Moriero
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L'attacco è arrivato su X (ex Twitter), senza preavviso e, per ora, senza prove: Elon Musk ha lasciato intendere, nei giorni scorsi, che Donald Trump fosse coinvolto nel caso Epstein, pubblicando un post poi cancellato. L'accusa, che ha fatto subito il giro delle redazioni e dei social, ha fatto saltare ogni residuo legame tra i due. Il presidente degli Stati Uniti ha reagito con toni durissimi, sancendo la fine di ogni rapporto personale e politico. Intervistato da NBC News, Trump ha infatti definito Musk "irrispettoso verso la presidenza" e ha lasciato intendere che chiunque scelga di sostenerlo contro i repubblicani, "affronterà conseguenze molto serie".

"Ha fatto qualcosa di molto grave", ha detto Trump, "Non puoi mancare di rispetto all'istituzione che rappresento". Alla domanda se il rapporto fosse definitivamente chiuso, la risposta è stata laconica: "Presumo di sì".

L'ombra di Epstein usata come arma, e la contro-narrazione si incrina

Nel post poi rimosso, Musk aveva lasciato intendere che il nome di Trump fosse presente tra i documenti non ancora desecretati sull'inchiesta Epstein. Finora il presidente degli Stati Uniti è apparso solo in un'agenda telefonica e in un registro voli del jet privato del finanziere. Nulla di incriminante dunque per ora, ma sufficiente a scatenare polemiche. La promessa di desecretazione totale, fatta dalla ministra della Giustizia Pam Bondi nei primi giorni di incarico, è rimasta incompleta: solo cento pagine sarebbero infatti state rese pubbliche, mentre oltre duemila restano riservate. Dagospia segnala che alcune copie sarebbero state distribuite in anteprima a influencer vicini alla destra, immortalati fuori dalla Casa Bianca con i documenti in mano. L'insinuazione di Musk mina così una delle principali narrazioni dell'estrema destra americana: quella secondo cui Epstein sarebbe stato eliminato per proteggere figure di spicco del Partito Democratico. Ora che il sospetto tocca Trump, questa lettura rischia di crollare.

Musk lancia il suo "America Party"

Nel pieno della bufera, Musk ha rilanciato la sua sfida. Ha chiesto infatti ai suoi follower su X se fosse il momento di fondare un nuovo partito politico "che rappresenti realmente l’80% della popolazione di mezzo". Al sondaggio, che ha raggiunto quasi sei milioni di voti, ha risposto sì l'80,4% degli utenti. Subito dopo, il miliardario ha proposto un nome: "The America Party".

"Il popolo ha parlato", ha poi scritto. Resta da capire se si tratti di una reale intenzione o di una provocazione studiata, ma il tempismo, a poche ore dallo scontro con Trump, non è passato certo inosservato.

L'effetto Perot che agita i conservatori: Musk divide la destra

Nel frattempo, l'ipotesi di un nuovo soggetto politico guidato da Musk preoccupa i repubblicani. Secondo i primi sondaggi, il progetto sarebbe già accreditato di circa il 15% dei consensi: una percentuale che rischia di sottrarre voti proprio all'elettorato conservatore, favorendo indirettamente i democratici. Uno scenario che ricorda quello del 1992, quando Ross Perot, candidato indipendente, contribuì alla sconfitta di George H. W. Bush. Alcune figure dell'area repubblicana hanno già lanciato appelli pubblici a Musk affinché ci ripensi, temendo uno scenario frammentato che complicherebbe proprio la corsa alla Casa Bianca.

Doge al capolinea e governo in tensione: Musk in uscita dai ruoli pubblici

Il gelo tra Trump e Musk avrebbe ricadute anche sull'assetto dell'amministrazione. La nomina del miliardario alla guida simbolica del Doge (Department of Government Efficiency) sembra destinata a concludersi. Trump ha assicurato che "molte delle persone" assunte da Musk resteranno, ma non ha nascosto l'intenzione di "riesaminare tutti i sussidi e i contratti" delle aziende a lui riconducibili. Intanto, la stampa economica segnala già i primi segnali di frizione: secondo il Financial Times, l'estromissione di Jared Isaacman, imprenditore vicino a Musk e finora a capo della NASA, rappresenterebbe l'avvio di una possibile "epurazione" ai danni di chi, nella Silicon Valley, è considerato alleato proprio del patron di X.

Tra i nomi a rischio ci sarebbero poi anche David Sacks, influente consigliere politico, Sriram Krishnan, esperto di tecnologia con un ruolo nella comunicazione, e Michael Grimes, ex banchiere oggi al Dipartimento del Commercio. Tutti legati da tempo all'universo Musk.

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