904 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Guerra in Ucraina

Cosa significa che la Russia non vuole più smilitarizzare e denazificare l’Ucraina

Secondo una indiscrezione pubblicata ieri dal Financial Times che cita quattro fonti al corrente dei negoziati in corso tra Mosca e Kiev, la Russia non intende più smilitarizzare e denazificare l’Ucraina nell’ambito dei colloqui per un accordo di cessate il fuoco.
A cura di Ida Artiaco
904 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

La Russia non vuole più smilitarizzare e denazificare l'Ucraina. A lanciare l'indiscrezione, alla vigilia dell'ultimo round di colloqui negoziali tra le delegazioni di Kiev e Mosca, è stato il Financial Times: se venisse confermata, si tratterebbe di una importante svolta nel conflitto, che va avanti ormai da più di un mese, perché verrebbe meno una delle condizioni poste dal Cremlino per la fine delle ostilità. Ma cosa significano esattamente questi due termini e cosa comporta la decisione di Mosca?

Secondo quanto riferito al Financial Times da quattro fonti al corrente dei negoziati in corso tra Mosca e Kiev, la Russia non chiede più che l'Ucraina venga "smilitarizzata" e "denazificata" nell'ambito dei colloqui per un accordo di cessate il fuoco, il che comporterebbe da parte di Kiev la rinuncia all'adesione alla NATO in cambio di garanzie di sicurezza e della prospettiva di entrare nell'Ue. Non solo. Sempre secondo queste fonti, nella bozza di documento non compare più anche un'altra questione inizialmente avanzata dalla Russia, e cioè la tutela legale della lingua russa in Ucraina. Ma di certo la questione del disarmo è quella centrale per la riuscita delle trattative di pace.

Nell'ambito dell'accordo in discussione, l'Ucraina rinuncerebbe allo sviluppo di armi nucleari e ad ospitare basi militari straniere, ottenendo però in cambio quello che David Arakhamia, capo negoziatore ucraino, ha definito "una formulazione vicina all'articolo 5 della NATO", attraverso le garanzie di sicurezza da parte di paesi quali Russia, Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Francia, Germania, Cina, Italia, Polonia, Israele e Turchia. Qualsiasi eventuale accordo, tuttavia, dovrebbe essere concordato con i garanti e ratificato dai loro parlamenti, come ha detto domenica scorsa Zelensky, aggiungendo che anche l'Ucraina dovrebbe sottoporre l'accordo a un referendum prima di modificare la Costituzione. Processo che potrebbe richiedere almeno un anno.

La bozza di accordo in esame non comprende un altro punto critico dei negoziati, ossia il futuro di Crimea e Donbass, che dovrebbe essere affrontato in un futuro faccia a faccia tra Zelensky e Vladimir Putin. Mosca chiede a Kiev di riconoscere il controllo russo sulla penisola di Crimea, annessa nel 2014, così come sulla regione del Donbass in mano ai separatisti, ma sempre Arakhamia ha detto al Ft che "non riconosceremo mai alcun tipo di confine se non quello presente nella nostra Dichiarazione di Indipendenza. Questo è il punto più critico". Una volta che le delegazioni due Paesi avranno trovato l'accordo, si procederà prima all'incontro tra i ministri degli Esteri e poi a quello, atteso, tra i due presidenti.

904 CONDIVISIONI
4234 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views