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Cosa rischiano gli studenti universitari della Columbia sospesi per le proteste pro-Palestina

Centinaia di studenti che in queste ore si sono accampati presso la Columbia University per le proteste pro-Palestina sono stati sospesi. Una sospensione da parte dell’Università rende i manifestanti in questione non idonei alla laurea.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Decine di studenti hanno rafforzato le proprie proteste per la Palestina presso le università americane, con presidi anche alla Columbia University. Migliaia di persone hanno occupato la Hamilton Hall dell'università di New York nelle prime ore della mattinata, barricandosi al suo interno. La Columbia ha reagito esortando gli studenti non coinvolti nella protesta a restare fuori dal campus, mentre le persone all'interno della struttura sono state invitate a lasciarla di propria volontà. In caso contrario, le forze dell'ordine avrebbero potuto ammanettarle e la direzione dell'università avrebbe potuto decretare la sospensione.

A promuovere le proteste, il Columbia Students for Justice in Palestine (SJP), associazione spontanea di studenti che ha dato il via alle manifestazioni con un post su X. I manifestanti hanno chiesto tramite il social alle persone di intervenire per proteggere l'accampamento spontaneo di manifestanti. Nello stesso post, il gruppo ha anche annunciato l'occupazione dell'Hamilton Hall, centro delle proteste studentesce anche nel 1968.

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Ad appoggiare il SJP, anche il gruppo Columbia University Apartheid Divest (CUAD), che ha fatto sapere di aver occupato l'edificio in onore di Hind Rajab, bimba di 6 anni trovata morta a Gaza. Nelle ultime settimane, le manifestazioni hanno toccato le università di tutti gli Stati Uniti. Il tutto è partito dall'irruzione della polizia di New York in un precedente accampamento di studenti della Columbia University.

Centinaia di persone sono state arrestate in tutto il Paese e tra questi, anche molti studenti che sono andati a protestare nelle università di tutti gli Usa. Non ultimi, quelli dell'Università del Texas, ad Austin. Secondo quanto raccontato da alcuni studenti della Virginia Commonwealth University (VCU) di Richmond, gli agenti avrebbero usato gas lacrimogeni e spray al peperoncino contro di loro.

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Secondo le autorità dell'università, invece, i ragazzi sarebbero stati invitati più volte ad allontanarsi. Racconti simili da parte dei manifestanti arrivano da Evanston, nell'Illinois. L'università avrebbe prima dato il consenso per "manifestazioni pacifiche" e poi avrebbe chiesto alle forze dell'ordine di fare irruzione nell'accampamento.

Secondo gli attivisti, molte università sul suolo Usa godono di finanziamenti e rapporti finanziari con investitori provenienti da Israele. Gli studenti chiedono che suddetti rapporti vengano interrotti. Le pressioni sono aumentate anche sulla leadership della Columbia per chiedere l'interruzione di qualunque rapporto con Israele.

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Il campus della Columbia, proprio a causa del suo ruolo centrale e della sua storia, è diventato il punto focale del dibattito sulle proteste in America, sulla libertà di espressione e su quello che gli studenti pensano del supporto del governo a Israele nella guerra contro Gaza.

Da doversi giorni l'università ha iniziato a sospendere gli studenti coinvolti nelle proteste e attualmente presenti negli accampamenti pro-Palestina. Una sospensione rende i manifestanti non idonei alla laurea. Volontà dei funzionari del campus, secondo quanto riporta anche la BBC, sarebbe quella di impedire qualsiasi interruzione delle cerimonie di laurea previste per il 15 maggio. L'Università, stando a quanto reso noto, avrebbe già individuato molti degli studenti che in queste ore stanno protestando per la libertà della Palestina.

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