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Cosa c’è nei file del caso Epstein e cosa rischia Trump se è davvero in quei documenti, come dice Musk

Elon Musk ha sganciato una “bomba”: “Donald Trump è nei file Epstein. Questo è il vero motivo per cui non sono stati resi pubblici”. Lo scontro tra il patron di Tesla e il presidente degli Stati Uniti si è consumato in poche ore, e ha portato alla rottura definitiva tra i due. Ma ora i files del caso Epstein preoccupano non poco i conservatori riguardo alla trasparenza sull’affaire Epstein.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il duello tra Donald Trump e Elon Musk si è alzato di livello, ed è andato ben oltre il punto di rottura. Al termine dell'accesso scontro di ieri, il patron ha sganciato la "bomba", come l'ha chiamata lui stesso, e ha tirato in ballo gli Epstein files, cioè documenti giudiziari, agende, contatti telefonici, registrazioni legate al finanziere morto suicida in carcere, dove era finito con l'accusa di aver sfruttato sessualmente decine di ragazze minorenni. Secondo la versione di Musk, Trump sarebbe in quei files.

La rottura fra i due si è consumata a partire dalla legge di bilancio voluta da Trump. Il pomo della discordia si chiama "One Big Beautiful Act', e ridisegna i conti pubblici americani. Per il presidente Usa si tratta di una svolta epocale che taglierà le tasse del ceto medio. Mentre per Musk è un abominio che manderà in bancarotta l'America e finirà per vanificare il lavoro del Doge, il Dipartimento per l'efficienza governativa che il patron di X, Tesla e Space X ha guidato da gennaio.

"Segnatevi questo post per il futuro. La verità verrà a galla", ha minacciato ieri l'imprenditore sudafricano sul suo social X. Lo scorso 27 febbraio l'attorney general Pamela Bondi aveva diffusa una prima parte dell'archivio documenti declassificati del caso Epstein. Gran parte di questi in realtà erano già trapelati in precedenza, anche se mai resi pubblici in via ufficiale dal governo americano. Le carte comunque avevano confermato i rapporti fra Trump e l’ex finanziere morto suicida in carcere nel 2019. I contatti fra Epstein e Trump erano noti da tempo ed erano già circolate foto che li ritraevano insieme. Il nome del presidente americano compare anche nel registro dell'aereo privato di Epstein, il Lolita Express.

A quanto risulta, Donald Trump viaggiò insieme a Epstein l'11 ottobre 1993 e poi di nuovo il 15 maggio del 1994 con l'allora moglie Marla Maples, la figlia Tiffany e la babysitter. Prima da Palm Beach all'aeroporto Reagan di Washington e poi da Washington allo scalo di Teteboro, in New Jersey.

Pamela Biondi aveva spiegato che la pubblicazione di quei documenti era stato un ordine di Trump, ma aveva anche specificato che quella pubblicata era solo una parte dell'archivio del finanziere Epstein. Da quel momento però non sono stati diffusi altri documenti. Comunque per anni il finanziere e il tycoon si sono sicuramente frequentati e le relazioni tra i due erano molto strette. Epstein per esempio avrebbe sostenuto il primo incontro sessuale tra Trump e Melania: sarebbe avvenuto proprio a bordo del Lolita Express. E lo stesso aveva rivelato che Trump si sarebbe sottoposto a un intervento per la riduzione della calvizie.

Il New York Post a gennaio 2024 aveva scritto che Epstein possedeva anche un archivio di video pornografici che ritraevano Trump e altre celebrità come Bill Clinton. Per questo quei files sono stati ora evocati da Musk come ritorsione nei confronti dell'ormai ex amico. Anche se il patron di Tesla non ha fornito prove a sostegno della sua accusa, né ha spiegato come sarebbe venuto in possesso di documenti non ancora divulgati. Anche perché il solo fatto di comparire nei files, non equivarrebbe a una prova del coinvolgimento di Trump, visto che i documenti dei processi citano anche i nomi dei testimoni, delle vittime, o di persone che possono essere state in contatto con il sospettato o i suoi presunti complici. Ma è bastato quel messaggio rilanciato su X a provocare le preoccupazioni di alcuni ambienti conservatori riguardo alla trasparenza sull'affaire Epstein.

Trump non ha risposto personalmente alle insinuazioni, ma secondo portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, sarebbe solo "uno spiacevole episodio" l'affermazione di Elon Musk, secondo cui appunto il presidente degli Stati Uniti comparirebbe tra quei documenti. "Si tratta di uno spiacevole episodio da parte di Elon, che è scontento del grande e bellissimo pacchetto perché non include le politiche da lui auspicate. Il presidente è concentrato sull'approvazione di questa storica legge e nel rendere di nuovo grande il nostro Paese", ha dichiarato Leavitt in una nota trasmessa all'emittente "Cnn".

Il legale di Epstein smentisce: "Non aveva informazioni su Trump"

"Sono stato assunto per guidare la difesa di Jeffrey Epstein come suo avvocato penalista 9 giorni prima della sua morte. Aveva chiesto il mio consiglio per mesi prima di allora. Posso affermare con autorevolezza, inequivocabilmente e definitivamente che non aveva informazioni che potessero danneggiare il Presidente Trump. Gliele ho chieste espressamente!", ha scritto su X l'avvocato americano, David Schoen rispondendo così alle accuse lanciate da Elon Musk. Schoen è stato anche uno degli avvocati che ha rappresentato Donald Trump durante il suo secondo processo di impeachment al Senato degli Stati Uniti.

Cosa è successo tra Trump e Musk

Lo scontro tra Trump e Musk è degenerato in un paio d'ore, a colpi di post sui social. L'ex consigliere si è scagliato contro l'inquilino della Casa Bianca, minacciando di smantellare Dragon, la capsula orbitale essenziale per la Nasa, e dichiarandosi a favore dell'impeachment. Per poi "sganciare la bomba: Donald Trump è nei file Epstein. Questo è il vero motivo per cui non sono stati resi pubblici", ha scritto ancora Musk, lanciando anche un sondaggio su X: "È giunto il momento di creare un nuovo partito politico in America che rappresenti veramente l'80% delle persone al centro?".

In precedenza, Trump, nel corso dell'incontro con il cancelliere tedesco Friedrich Merz alla Casa Bianca, si era detto "molto deluso" delle critiche alla legge di bilancio e aveva ammesso: "Non so se avremo ancora un grande rapporto, Elon è arrabbiato perché abbiamo eliminato il mandato sui veicoli elettrici. Conosceva la legge di bilancio meglio di quasi chiunque altro, e non ha mai avuto problemi fino a quando non ha lasciato" l'amministrazione.

"Falso – ha subito replicato Musk su X – questo disegno di legge non mi è mai stato mostrato, nemmeno una volta, ed è stato approvato nel cuore della notte, in tempi tanto rapidi che quasi nessuno al Congresso è riuscito a leggerlo!". Per poi incalzare: "Senza di me, Trump avrebbe perso le elezioni, i Democratici controllerebbero la Camera e i Repubblicani sarebbero 51-49 al Senato. Che ingratitudine!".

A quel punto, il presidente americano ha rincarato la dose e scritto su Truth che "il modo più semplice per risparmiare nel nostro bilancio, miliardi e miliardi di dollari, è revocare i finanziamenti e i contratti governativi di Elon". In un altro post, ha ribadito di aver "revocato il mandato sui veicoli elettrici che obbligava tutti ad acquistare auto elettriche che nessun altro voleva (e che sapeva da mesi che avrei fatto!)" per cui Musk "è semplicemente impazzito".

La risposta di Musk è stata durissima: "Alla luce della dichiarazione del Presidente Trump sulla cancellazione dei miei contratti governativi, SpaceX inizierà immediatamente a disattivare la sua navicella spaziale Dragon". Il patron di Tesla si è detto anche favorevole all'impeachment di Trump. "Sì" ha risposto su X condividendo il post di un utente che sosteneva che il presidente Usa dovesse essere messo sotto accusa e sostituito dal vice JD Vance. E ancora: "i dazi di Trump causeranno una recessione nella seconda metà del 2025". Intanto, il titolo Tesla a Wall Street ha chiuso con un tonfo del 14%, perdendo in una sola seduta circa 150 miliardi di dollari di capitalizzazione, la più grande nella storia della società.

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