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Covid 19

Coronavirus, picco di contagi in Israele: nuovo lockdown per almeno due settimane

Israele diventa il primo Paese al mondo a imporre il secondo blocco per fermare la diffusione del Covid-19. Le scuole e tutte le attività commerciali resteranno chiuse, gli spostamenti limitati a 500 metri dall’abitazione. E la comunità ultraortodossa e quella a maggioranza araba non ci sta.
A cura di Biagio Chiariello
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Il picco dei contagi da Covid 19 delle ultime settimane in Israele, ha portato il comitato ministeriale a proporre nella notte un nuovo lockdown. La decisione sarà ufficializzata dal governo domenica. La fase iniziale del blocco durerà due settimane e riguarderà la festa di Rosh ha-Shanà (il Capodanno ebraico) ed il digiuno di Kippur. Se avrà l'effetto sperato, sarà il lockdown poi allentato in forma molto graduale.

Quando inizierà il lockdown in Israele

Secondo i media locali la data d’inizio della nuova chiusura sarà dopo mercoledì, ossia al ritorno del premier Benyamin Netanyahu da Washington, dove il 15 settembre saranno firmati gli accordi di pace fra Israele ed Emirati arabi uniti. Una volta che il lockdown sarà entrato in vigore, gli israeliani saranno obbligati a restare proprie abitazioni (potranno allontanarsi al massimo per 500 metri). Le scuole resteranno chiuse e così lo saranno anche tutti gli esercizi privati non indispensabili. Le preghiere potranno essere tenute solo all'aperto o in spazi ritenuti idonei dalle autorità sanitarie.

I motivi del picco di contagi

Per settimane i ministri israeliani hanno discusso se approvare il “piano a semafori” definito da Ronni Gamzu. Il medico incaricato di coordinare le operazioni anti-Coronavirus proponeva di chiudere solo le città rosse (le altre identificate come gialle e verdi) dove la diffusione del Covid 19 è ormai fuori controllo, in una situazione di grande conflittualità tra le varie anime della coalizione di governo, la principale causa della cattiva gestione della pandemia in Israele. Il problema è che queste zone sono a maggioranza ultraortodossa o a maggioranza araba, dove il fattore principale sull'alta infettività (60%) sono i matrimoni. I rabbini si sono opposti fin dai primi giorni dell’epidemia a qualunque regola che limitasse lo studio nelle scuole religiose o gli assembramenti dei fedeli.

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