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Come sono morti a Sayed e Saad, i due operai-migranti in nero asfissiati in una villa a Venezia

Due operai egiziani, impiegati in nero, sono morti in una vasca biologica a Santa Maria di Sala, soffocati dalle esalazioni tossiche. Erano senza protezioni. La procura indaga su dinamica, responsabilità e violazioni delle norme di sicurezza.
A cura di Davide Falcioni
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Si vanno delineando giorno dopo giorno i dettagli sull'ennesimo gravissimo incidente sul lavoro avvenuto lunedì in una villa in via Desman 62, a Veternigo, in provincia di Venezia. Due giovani egiziani, Sayed Abdelwahab Hamad Mahmoud, 39 anni, e Saad Abdou Mustafa Ziad, 21, sono morti dopo essere caduti in una vasca biologica per la raccolta delle acque nere: stando a quanto ricostruito, uno dei due sarebbe sceso per primo nella cisterna, forse per un’ispezione o per iniziare un intervento di bonifica, ma è rimasto sopraffatto dalle esalazioni tossiche. Il secondo ha tentato di soccorrerlo, ma è stato a sua volta ha perso conoscenza a causa del gas. Nessuno dei due è più riemerso. Entrambi sono stati ritrovati privi di vita, con indosso tute bianche da lavoro e stivali di gomma gialli, ma senza alcun tipo di protezione al volto né alla testa, una mancanza che si è rivelata fatale.

I due operai lavoravano in nero

Ad aggravare il già drammatico quadro quanto emerso nelle ore successive: i due operai stavano lavorando in nero. A confermarlo è stato il segretario generale della Cgil di Venezia, Daniele Giordano: "I due lavoratori che hanno perso la vita a Santa Maria di Sala lavoravano in nero. Un fatto gravissimo, che mette in luce ancora una volta come una parte della nostra economia sia sommersa, a danno delle lavoratrici e dei lavoratori".

I due erano arrivati da pochi mesi in Veneto e avevano trovato accoglienza nel centro "Un mondo di gioia" di Mirano. Quel giorno erano partiti al mattino presto, insieme a un terzo connazionale, anch’egli egiziano, e accompagnati dalla ditta "Paolo Traslochi e Trasporti" di Rivale di Pianiga. L’intervento si sarebbe dovuto svolgere all’interno della villa che, in passato, era stata un centro di accoglienza per migranti, e che da aprile è di proprietà di una donna originaria della Moldavia. È stata lei ad aprire il cancello ai tre operai e alla ditta.

Nei giorni precedenti erano già in corso lavori di diserbo e sistemazione, probabilmente anche una prima bonifica delle fosse biologiche. Secondo alcune fonti, la ditta di traslochi operava per conto della Cooperativa sociale servizi associati (Cssa), ex proprietaria dell’immobile. Tuttavia, resta da chiarire la catena di responsabilità.

Come potrebbero essere morti Sayed e Saad

Secondo le prime ipotesi investigative, Sayed Abdelwahab Hamad Mahmoud e Saad Abdou Mustafa Ziad potrebbero essere morti a causa dell’inalazione di gas tossici sprigionati dalla vasca biologica in cui sono scesi senza adeguate protezioni. Le fosse per la raccolta delle acque nere possono contenere elevate concentrazioni di sostanze pericolose, come acido solfidrico e metano, che in ambienti chiusi diventano letali in pochi istanti.

In assenza di ventilazione forzata e dispositivi di protezione individuale – come maschere filtranti o autorespiratori – il rischio di perdere conoscenza è elevatissimo. I due operai, ritrovati privi di casco e maschera, non avrebbero avuto alcuna possibilità di salvarsi una volta entrati in contatto con quei gas. La normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro prevede misure rigorose per le operazioni in ambienti confinati, proprio per prevenire tragedie come questa.

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