Cisgiordania: soldati israeliani uccidono due giovani palestinesi

Sembra non avere limiti l'escalation di violenza nei territori palestinesi occupati da Israele: due ragazzi palestinesi sono stati uccisi durante gli scontri con le forze di sicurezza israeliane. Hudhayfah Ali Suleiman, 18 anni, è morto nella città di Tulkarem, dove altri quattro suoi coetanei sono rimasti feriti; poche ore più tardi un altro giovane è morto a Betlemme, nei pressi del campo profughi di Aida. A renderlo noto è l’agenzia Maan che cita fonti mediche del luogo.
L'uccisione dei due giovani palestinesi va letta come la risposta del governo Netanyahu all’omicidio, lo scorso giovedì, di una coppia di coloni ebrei, Eitam e Naama Henkin, compiuta da un commando armato palestinese. Due giorni fa sono stati uccisi, nella città vecchia di Gerusalemme, altri due israeliani, Nehemia Lavi e Aharon Benita, da parte di un adolescente Mohammad Shafiq, 19enne di Al Bire, vicino Ramallah, che poi è stato ucciso dalle forze di polizia.
Ma gli scontri non avvengono solo durante manifestazioni di protesta organizzate dai palestinesi. L'aviazione israeliana ha infatti anche bombardato una postazione di Hamas nel nord della Striscia di Gaza in risposta, secondo fonti militari, al lancio di razzi da parte di miliziani. Secondo Peter Lerner, portavoce militare del governo di Tel Aviv, il lancio del razz – che comunque non ha causato né morti né feriti – è "un chiaro, codardo e crudele atto di terrorismo".
Abu Mazen, presidente dell'Anp, ha accusato Israele di cercare un'intensificazione degli scontri per giustificare all'opinione pubblica nazionale e internazionale lo stallo nel processo di pace. Dopo i disordini delle scorse settimane sulla spianata delle Moschee Benjamin Netanyahu ha infatti dato il via libera all'uso di proiettili letali, al posto di quelli coperti di gomma, nelle operazioni di ordine pubblico. Secondo Abu Mazen si tratta dell'ennesima dimostrazione del fatto che "la parte israeliana e il suo governo sono interessati a trascinare tutto in un ciclo di violenza. Stanno cercando un’escalation alla moschea di Al Aqsa e sugli attacchi ai coloni per sfuggire alla loro impasse politica e al loro isolamento internazionale", si legge nella nota diffusa da Ramallah.