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“Cinquanta donne e bimbi ridotti in schiavitù nel seminario”, arrestato rabbino a Gerusalemme

Un rabbino è stato arrestato a Gerusalemme con l’accusa di aver sequestrato una cinquantina di donne e dei bambini nel seminario che gestiva, sottoponendoli a violente punizioni corporali. Insieme a Aharon Ramati sono state arrestate anche delle donne. Le allieve, secondo le testimonianze, sarebbero state anche costrette a mettere una mano sul fuoco o a trascorrere nottate all’aperto.
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A cura di Susanna Picone
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Un rabbino è stato arrestato lunedì a Gerusalemme con l’accusa di aver sequestrato una cinquantina di donne ridotte in schiavitù in un seminario, sottoponendole a violente punizioni corporali. La polizia ha fatto irruzione nel seminario chiamato "Beer Miriam" dopo aver maturato il sospetto che appunto le allieve fossero vittime di estorsioni e permanenza forzata. La svolta sarebbe arrivata dopo che alcune donne, dopo aver lasciato il seminario, hanno presentato denuncia. Il rabbino che è stato arrestato si chiama Aharon Ramati, insieme a lui sono finite in manette anche otto donne, compresa sua moglie. L’uomo – secondo la ricostruzione dei media locali – avrebbe avuto “un controllo totale e concreto sui membri della comunità", ovvero circa 50 donne assieme a una decina di bambini con meno di cinque anni. "Era lui – ha spiegato un ufficiale di polizia – a stabilire dettagliate regole di vita, a mantenerle con mezzi coercitivi estremi e anche con punizioni”. Aharon Ramati da parte sua si è difeso parlando di menzogne. Ramati era già stato arrestato nel 2015 per sospetti simili, ma successivamente era stato rilasciato.

L'arrestato dopo le denunce di alcune donne: "Costrette a mettere le mani nel fuoco" – Dalle testimonianze di quante hanno presentato denuncia sarebbe emerso che ogni attività andava riferita al capo, che doveva autorizzarla. Ramati inoltre, secondo l’accusa, sollecitava le discepole a "liberarsi delle impurità del corpo" e descriveva le terribili punizioni che le attendevano. Tra le altre cose, tutte dovevano indossare abiti di taglia molto abbondante per coprire le forme. E non mancavano le punizioni corporali per chi non seguiva le regole. Alcune donne, secondo alcune testimonianze, sarebbero state anche costrette a mettere una mano sul fuoco o a trascorrere nottate all’addiaccio, anche sotto la pioggia.

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