Bosnia: da Sarajevo a Mostar in fiamme i palazzi del potere

Una durissima protesta esplode in Bosnia. I manifestanti nella notte hanno dato alle fiamme i palazzi del potere: decine le persone arrestate, 200 i feriti. I riot sono iniziati due giorni fa a Tuzla, per poi espandersi e raggiungere anche Sarajevo, la capitale del paese. In prima linea si trovano soprattutto gli operai delle fabbriche locali che, dopo l'esplosione della crisi, rischiano di chiudere e provocare migliaia di nuovi disoccupati in un paese già molto povero e ferito dalla guerra della ex Jugoslavia. Le manifestazioni – le prime veramente massicce dopo la fine della guerra- sono esplose in tutta la Bosnia e sono sfociate in scontri con la polizia, distruzioni di edifici e danneggiamenti. Il bilancio, ancora provvisorio, parla di 200 feriti e decine di persone tratte in arresto. Gli attivisti hanno lanciato pietre contro i palazzi del potere, prima di prenderli letteralmente d'assalto dandoli alle fiamme a Tuzla, Sarajevo, Zenica e Mostar. A Sarajevo in serata è stato appiccato il fuoco anche alla sede della presidenza collegiale.
Da tempo nel paese era nell'aria l'esplosione di una grande protesta. Devastata dalla guerra (1992-1995), la Bosnia porta ancora le cicatrici del conflitto praticamente ovunque. Sui muri delle case, crivellati dai bombardamenti, e sulle facce delle persone, molte delle quali hanno perduto dei cari. Il livello di sviluppo raggiunto in questi anni non è ancora pari a quello precedente alla guerra: la disoccupazione è al 46% e, solo nel cantone di Tuzla, 100mila persone non hanno un lavoro. Il politologo Sacir Filandra ha spiegato che "la crisi sociale è causata da una profonda crisi politica", motivo per cui molti sperano che stia iniziando una "primavera bosniaca".