Bambolotti “intifada” sequestrati in un porto israeliano

Kobi Yahav, direttore delle dogane israeliane al porto di Haifa, ha notato qualcosa di strano quando ha cercato di sollevare uno di quegli scatoloni, che in teoria avrebbero dovuto contenere solo delle magliette ma sembravano troppo pesanti. Visto che “di questi tempi stiamo ancora più attenti del solito”, ha raccontato il funzionario, ha fatto scattare un controllo. Quando hanno aperto gli imballaggi i doganieri hanno scoperto ben quattromila bambolotti, con la kefiah d’ordinanza a coprire il volto, e su ciascuno la scritta “Gerusalemme stiamo arrivando” e “Gerusalemme per noi”. Ogni pupazzo, inoltre, aveva una pietra in mano.
I "gadget", probabilmente destinati a palestinesi, sono stati schedati come "inciting dolls": il carico è stato immediatamente fermato. Proveniva dagli Emirati Arabi ed era stipato in una grossa nave. Avrebbe dovuto concludere il suo viaggio presso un grossista dei Territori Occupati che a quanto pare avrebbe voluto intraprendere una nuova, redditizia attività, quella di commercializzare i bambolotti.
Da alcuni mesi le autorità israeliane sono diventate molto più severe verso tutto ciò che può incitare la rivolta dei palestinesi, impegnati da tempo nella cosiddetta "Intifada dei Coltelli". Anche il muro che separa Israele dai territori è da anni oggetto di decorazioni che testimoniano il desiderio di libertà del popolo palestinese, da decenni vittima delle politiche coloniali e di segregazione da parte del governo israeliano.