Aumentano violenze su migranti e rifugiati nei centri di detenzione in Libia, Msf sospende attività

Le violenze nei centri di detenzione in Libia, in cui vengono rinchiusi migliaia di migranti e rifugiati, sono in aumento. Così tanto da portare i volontari di Medici senza frontiere ad una scelta drastica ma incredibilmente simbolica: "Non è una decisione facile da prendere, perché significa che non saremo presenti lì dove sappiamo che le persone soffrono quotidianamente – spiega Beatrice Lau, capomissione dell'Ong in Libia – I continui e violenti incidenti che causano gravi danni a migranti e rifugiati, nonché il rischio per la sicurezza del nostro personale, hanno raggiunto un livello che non siamo più in grado di accettare". Per questo "fino a quando la violenza non cesserà e le condizioni non miglioreranno, non potremo più fornire assistenza medico-umanitaria in queste strutture".
Medici senza frontiere interrompe le attività e chiede la fine delle violenze
Medici senza frontiere sospende le sue attività nei centri di detenzione di Al-Mabani e Abu Salim a Tripoli. Un gesto forte che chiede, questa volta, risposte concrete: la fine delle violenze e il miglioramento delle condizioni per i rifugiati e i migranti bloccati in quei centri. "I nostri colleghi hanno visto e ascoltato testimonianze di uomini, donne e bambini vulnerabili, già detenuti in condizioni disperate, soggetti a ulteriori abusi e a rischi potenzialmente letali – spiega Ellen van der Velden, responsabile operazioni Msf in Libia – Nessuna persona intercettata in mare dalla Guardia costiera libica, finanziata dall’Ue, dovrebbe essere costretta a tornare nei centri di detenzione in Libia".
Le violenze nei centri di detenzione libici continuano ad aumentare
L'Ong segnala che, da febbraio di quest'anno, maltrattamenti, abusi e violenze contro migranti e rifugiati detenuti nei centri libici sono aumentati costantemente. Spesso la violenza viene consumata davanti alle equipe di Msf: con persone che vengono colpite mentre escono dalle celle per essere visitate. Vengono usate anche armi semiautomatiche contro i detenuti. Migliaia di persone, stipate in celle sovraffollate, vivono una condizione di violenza quotidiana, fisica e verbale. Il tutto in condizioni di vita disperate: senza ventilazione adeguata, al buio, con poco cibo, senza acqua potabile e strutture igieniche. Fino a quattro persone per metro quadro. Tutti detenuti arbitrariamente dopo essere stati catturati dalla Guardia costiera libica.