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Aumentano violenze su migranti e rifugiati nei centri di detenzione in Libia, Msf sospende attività

Medici senza frontiere ha deciso di sospendere le attività in due centri di Tripoli dopo che le violenze nei confronti di migranti e rifugiati detenuti arbitrariamente sono aumentate esponenzialmente negli ultimi mesi. Si tratta di una scelta forte, resa necessaria dal fatto che “i continui e violenti incidenti che causano gravi danni a migranti e rifugiati, nonché il rischio per la sicurezza del nostro personale, hanno raggiunto un livello che non siamo più in grado di accettare”, spiega la capomissione dell’Ong in Libia.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Le violenze nei centri di detenzione in Libia, in cui vengono rinchiusi migliaia di migranti e rifugiati, sono in aumento. Così tanto da portare i volontari di Medici senza frontiere ad una scelta drastica ma incredibilmente simbolica: "Non è una decisione facile da prendere, perché significa che non saremo presenti lì dove sappiamo che le persone soffrono quotidianamente – spiega Beatrice Lau, capomissione dell'Ong in Libia – I continui e violenti incidenti che causano gravi danni a migranti e rifugiati, nonché il rischio per la sicurezza del nostro personale, hanno raggiunto un livello che non siamo più in grado di accettare". Per questo "fino a quando la violenza non cesserà e le condizioni non miglioreranno, non potremo più fornire assistenza medico-umanitaria in queste strutture".

Medici senza frontiere interrompe le attività e chiede la fine delle violenze

Medici senza frontiere sospende le sue attività nei centri di detenzione di Al-Mabani e Abu Salim a Tripoli. Un gesto forte che chiede, questa volta, risposte concrete: la fine delle violenze e il miglioramento delle condizioni per i rifugiati e i migranti bloccati in quei centri. "I nostri colleghi hanno visto e ascoltato testimonianze di uomini, donne e bambini vulnerabili, già detenuti in condizioni disperate, soggetti a ulteriori abusi e a rischi potenzialmente letali – spiega Ellen van der Velden, responsabile operazioni Msf in Libia – Nessuna persona intercettata in mare dalla Guardia costiera libica, finanziata dall’Ue, dovrebbe essere costretta a tornare nei centri di detenzione in Libia".

Le violenze nei centri di detenzione libici continuano ad aumentare

L'Ong segnala che, da febbraio di quest'anno, maltrattamenti, abusi e violenze contro migranti e rifugiati detenuti nei centri libici sono aumentati costantemente. Spesso la violenza viene consumata davanti alle equipe di Msf: con persone che vengono colpite mentre escono dalle celle per essere visitate. Vengono usate anche armi semiautomatiche contro i detenuti. Migliaia di persone, stipate in celle sovraffollate, vivono una condizione di violenza quotidiana, fisica e verbale. Il tutto in condizioni di vita disperate: senza ventilazione adeguata, al buio, con poco cibo, senza acqua potabile e strutture igieniche. Fino a quattro persone per metro quadro. Tutti detenuti arbitrariamente dopo essere stati catturati dalla Guardia costiera libica.

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