Attivisti a bordo delle navi della Flotilla attaccate in Tunisia: “Ci spostiamo verso un porto più sicuro”

Tony La Piccirella a bordo di una delle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla attaccate nelle scorse ore: “Questi sono attacchi intimidatori che non stanno funzionando ma possono essere un diversivo per spostare l’attenzione da Gaza”. Il racconto a Fanpage.it.
2 CONDIVISIONI
Da sinistra: Tony La Piccirella e Miguel Duarte.
Da sinistra: Tony La Piccirella e Miguel Duarte.

Si trova a bordo della Family Boat, Tony La Piccirella, l’attivista italiano che viaggia sull'imbarcazione che è stata attaccata dentro il porto Sidi Bou Said, in Tunisia, nella notte tra lunedì e martedì.

“Ieri ci hanno attaccato di nuovo, hanno attaccato l’Alma (battente bandiera britannica) allo stesso orario e con lo stesso metodo con cui avevano attaccato la Family (battente bandiera portoghese) l’altro ieri. Questa volta abbiamo reagito più in fretta, e non ci sono stati danni strutturali né feriti”, spiega La Piccirella a Fanpage.it indicando l’imbarcazione attaccata ieri notte e che si trova alle sue spalle.

Le barche della Global Sumud Flotilla arrivate tre giorni fa a Tunisi, da Barcellona, sono adesso in navigazione verso un porto più sicuro. In 24 ore, infatti, due delle imbarcazioni principali sono state attaccate da quelli che sembrerebbero droni all’interno del porto di Sidi Bou Said. Le autorità tunisine, in seguito al primo attacco, hanno negato si trattasse di un drone nonostante diverse immagini riprese dalle telecamere di sicurezza dimostrano il contrario.

“Ero a bordo di questa barca proprio due notti fa, era più o meno mezzanotte ed ero seduto sul deck quando ho visto un drone che si avvicinava alla barca. Ho chiamato i miei colleghi, abbiamo visto il drone sopra le nostre teste, poi si è avvicinato al deck e ha buttato giù esplosivo che ha mandato in fiamme immediatamente diverse parti dell’imbarcazione. Abbiamo cercato di spegnere il fuoco subito, ma vi posso mostrare i danni che sono stati fatti alla barca”, ci spiega invece Miguel Duarte, capo missione di Sea Watch, che era a bordo della Family quando è stata attaccata.

“Ieri notte – continua l’attivista di origine portoghese – una cosa quasi uguale è successa ad un’altra imbarcazione, ma fortunatamente in questo caso la crew è stata capace di spegnere il fuoco molto velocemente”. Intanto, il porto tunisino si è riempito di persone accorse per sostenere gli equipaggi della Global Sumud Flotilla, lì dove lo stato nega gli attacchi contro la più grande missione umanitaria diretta a Gaza di sempre, la popolazione risponde con la solidarietà.

“Dopo l’ultimo attacco abbiamo trovato la granata incendiaria avvolta da materiale metallico-plastico che probabilmente potrebbe essere il drone stesso”, continua La Piccirella, “le autorità tunisine ci hanno fatto visita stamattina e hanno fatto salire due militari sia sulla Alma che sulla Family. Noi abbiamo deciso di spostarci e cambiare porto, andare in uno più attrezzato e più sicuro. I militari stanno ancora pattugliando, come potete vedere dietro di me”, continua l’attivista in un video inviato a Fanpage.it.

“Speriamo di partire entro dopodomani, questi sono attacchi intimidatori che non stanno funzionando ma possono essere un diversivo per spostare l’attenzione sulle provocazioni che subiamo noi piuttosto che su quello che sta accadendo a Gaza. Quindi teniamo alta l’attenzione lì, reagiamo con qualsiasi mezzo democratico e facciamoci sentire”, conclude l’attivista italiano.

2 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views