“Attacco alla Russia con missili Tomahawk? Probabile risposta nucleare”: parla il politologo di Putin

Nel caso di un massiccio attacco convenzionale con missili Tomahawk "la Russia risponderebbe con le atomiche": parola di Vasily Kashin, politologo del gruppo che da tempo sussurra all’orecchio di Putin sostenendo l’utilizzo della dimensione nucleare nel confronto in atto con l’Occidente. Secondo l’accademico e consulente dell’amministrazione presidenziale, il Cremlino deve dimostrare di avere la “capability” di usare i megatoni che ha a disposizione. Significa non solo avere gli armamenti necessari, ma anche la volontà politica e la forza istituzionale necessarie per schiacciare i bottoni.
Vasily Kashin è direttore del Centro per gli studi sugli affari europei e internazionali della Scuola superiore di economia (HSE), la Bocconi moscovita. La nuova dottrina nucleare russa, che ha ufficializzato l’abbassamento della soglia oltre la quale utilizzare l’arma suprema, è in buona parte stata scritta dal team a cui appartiene. Il suo diretto superiore, Sergei Karagonov, preside della facoltà e politologo d’elezione di Vladimir Putin, ha discusso la questione in prima persona con il presidente e i vertici del regime. Kashin è considerato in Russia uno dei maggiori esperti delle capacità nucleari del Paese e delle strategie per la deterrenza. O per il loro impiego.
L’intervista che segue è stata realizzata su una app di messaging. Il contraddittorio è quindi limitato. I commenti di una persona così addentro alla politica e al modo di ragionare di Vladimir Putin sulla dimensione nucleare, in questo momento, la rendono un documento comunque interessante.
Professor Kashin, cosa comporta il completamento dei test per il missile Burevestnik, detto anche “Petrel" o “Skyfall”? Che valutazioni dovrebbe trarne l’Occidente?
Il Burevestnik ci consente di colpire qualsiasi obiettivo in qualsiasi parte del mondo da qualsiasi direzione, poiché ha una portata illimitata. Ciò significa che i sistemi di difesa aerea esistenti, in particolare quelli del Nord America, progettati per affrontare bersagli in arrivo da nord, saranno praticamente inutili. Lo stesso probabilmente vale per le difese aeree e antimissile in Europa, costruite per contrastare attacchi da est o da nord.
Uno stravolgimento degli equilibri del terrore, quindi. Se questa nuova arma è davvero quel che dite, in teoria azzera l’attuale sistema della deterrenza. Ma la Russia ha la volontà politica di utilizzarla? E semmai come?
In caso di guerra con gli Stati Uniti, il missile potrebbe essere lanciato da qualche parte nel territorio russo, viaggiare sopra il Pacifico e, per esempio, attaccare il territorio statunitense da sud. Potrebbe persino essere equipaggiato con un cercatore radar ed essere utilizzato contro bersagli mobili, come le portaerei.
La NATO però adatterà le sue difese. E comunque, lo scenario di un super-missile che possa colpire anche nel caso in cui una guerra termonucleare avesse già distrutto la Russia non sembra confortante. Nemmeno per voi.
Il sistema garantisce la nostra capacità di colpire il territorio degli Stati Uniti in qualsiasi scenario, indipendentemente dai progressi che gli Stati Uniti possano fare nel campo della difesa aerea e antimissile.
Perché adesso? Lavorate sul Burevestnik da anni. Ma test finale e relativo annuncio arrivano proprio mentre viene sanzionato il vostro export di petrolio. E mentre resta nell’aria la possibilità di equipaggiare l’Ucraina con missili Tomahawk. L’obiettivo è far paura?
Rafforzare la deterrenza è importante perché il conflitto ucraino sta entrando nella fase decisiva.
Cosa intende il vostro presidente quando dice che se gli Stati Uniti dotassero l’Ucraina di Tomahawk la Russia reagirebbe duramente?
Secondo la nostra dottrina nucleare revisionata nel 2024, un attacco contro la Russia da parte di uno Stato non nucleare che riceve supporto da uno Stato nucleare sarà trattato allo stesso modo di un attacco diretto da parte di uno Stato nucleare.
Ovvero? Se Kyiv vi lancia missili a lungo raggio come i Tomahawk, la risposta della Russia sarebbe nucleare?
Un massiccio attacco aereo non nucleare con l’uso di missili da crociera e droni può portare a una risposta nucleare russa.
Può fare un esempio più preciso?
Un attacco contro la Russia da parte dell’Ucraina utilizzando un missile Tomahawk fornito dagli Stati Uniti sarà trattato allo stesso modo di un attacco diretto condotto dagli Stati Uniti. Alla Russia non importa chi preme il pulsante, poiché qualsiasi uso di armi occidentali a lungo raggio avviene con il permesso occidentale, talvolta con la partecipazione diretta del personale militare occidentale e utilizzando dati di puntamento occidentali.
Contrattacco nucleare, qualunque sia l’obiettivo colpito?
L’entità esatta della risposta dipenderà dall’entità dell’attacco. Un Tomahawk contro un obiettivo strategico nel profondo della Russia porterà a una risposta russa contro le forze NATO. Potrà essere nucleare, convenzionale o entrambe le cose. Ma un lancio contro un edificio governativo a Mosca sarà legittimamente interpretato come un attacco al sistema di comando e controllo nucleare russo. E porterà molto probabilmente a una risposta nucleare.
Contro chi? Gli ucraini che hanno lanciato il missile? O gli Stati Uniti che glielo hanno fornito? O l’Europa che è diventato il tramite per forniture di armamenti Usa a Kyiv?
La risposta non sarà solo contro l’Ucraina, ma anche contro gli Stati Uniti e l’Unione Europea. Se poi la leadership russa venisse uccisa in un attacco con un’arma fornita dall’Occidente, è probabile che si arrivi a una guerra nucleare su vasta scala.
Ma se agli ucraini fossero forniti Tomahawk non nella versione in grado di colpire Mosca e la Siberia ma in quella limitata a 300 chilometri, in linea con l’intesa internazionale informale chiamata Regime di controllo sulle tecnologie dei missile (MTCR), per voi non dovrebbe essere una gran minaccia: i missili ATACMS già utilizzati da Kyiv hanno un raggio d’azione simile, e non si sono rivelati una minaccia esistenziale per la Russia. Infatti la vostra reazione è stata tutto sommato moderata…
C’è una bella differenza: il raggio d’azione dei Tomahawk può arrivare anche a 1600 chilometri, e quei missili possono trasportare testate nucleari, oltre che convenzionali. L’intesa MTCR copre la proliferazione di missili da crociera, missili balistici e aerei potenzialmente in grado di consegnare 500 kg a una distanza superiore a 300 km. Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno dedicato molto tempo a rafforzare tale regime. Fornire un missile da crociera di medio raggio, dual-capable, a un paese coinvolto in guerra, ucciderebbe l'intera politica di limitazione della proliferazione della tecnologia dei missili.
Con quali conseguenze, a parte la reazione russa immediata che lei ha descritto?
A quel punto, Russia o Cina potrebbero vendere o donare un missile balistico e da crociera dual-capable che raggiunge il territorio degli USA e dell'UE a praticamente chiunque, e sarebbe perfettamente legale e al di fuori di qualsiasi critica.