Armi chimiche, Gioia Tauro in rivolta ma la Bonino: “Già accaduto nel 2013”

C'è tensione a Gioia Tauro dopo la notizia che le armi chimiche provenienti dalla Siria dovranno transitare proprio dal porto calabrese. Nonostante le rassicurazioni del governo e dei ministri, infatti, cittadini , lavoratori portuali e autorità dell'amministrazione cittadina sono fortemente preoccupati per la sicurezza della zona e minacciano proteste. "Quei container noi non li tocchiamo, chiamassero i militari" hanno spiegato i lavoratori portuali ormai sul piede di guerra. "Stiamo valutando di emettere un'ordinanza per chiudere il porto" ha minacciato invece il sindaco di San Ferdinando, Domenico Madafferi, mentre quello di Gioia Tauro, Renato Bellofiore, teme per la sua vita e ammette: "Se succede qualcosa mi vengono a prendere con i forconi". I sindaci contestano soprattutto il metodo usato nella scelta di portare le armi chimiche a Gioia Tauro e in particolare il mancato preavviso alle autorità locali da parte del governo. Della stessa idea anche il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, che lancia l'allarme: "E' vero che la Calabria può offrire un contributo contro le armi chimiche, ma è anche vero che così facendo si rischia di portare alla guerra civile un territorio".
Sostanze tossiche già nel 2013 – "Credo che il presidente Letta e il ministro Bonino abbiano delle grandi responsabilità su quanto sta accadendo" ha accusato il governatore calabrese che è pronto alle contromisure del caso. A rispondere alle accuse ci ha pensato dal governo il ministro degli esteri Emma Bonino rivelando che già nel recente passato al porto di Gioia Tauro è circolato materiale chimico e tossico. "Il sindaco di Gioia Tauro forse non ha tutte le informazioni, nel 2013, il porto ha gestito 29.802 tonnellate, su 1.508 container, di sostanze tossiche categoria 6.1, che è la stessa di quella del materiale in arrivo dalla Siria, cioè 560 tonnellate di puro trasbordo" ha spiegato infatti il ministro.