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Uccisa con un calcio da una studentessa 14enne: insegnava in una scuola per giovani con disturbi comportamentali

Tragedia alla Meadowridge Academy di Swansea, nel Massachusetts: l’educatrice Amy Morrell, 53 anni, è morta dopo essere stata colpita al petto da una studentessa di 14 che tentava di uscire dal dormitorio senza permesso. L’episodio ha riacceso il dibattito sulla sicurezza nelle scuole per ragazzi con difficoltà di apprendimento e disturbi comportamentali.
A cura di Biagio Chiariello
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Amy Morrell
Amy Morrell

Era una giornata qualunque alla Meadowridge Academy, una scuola terapeutica immersa nel verde dello Stato del Massachusetts, dove ragazzi tra i 12 e i 21 anni imparano a convivere con le proprie fragilità. Ma quella che doveva essere una sera come tante si è trasformata in una tragedia che ha sconvolto un’intera comunità.

Amy Morrell, 53 anni, lavorava lì da tempo. Era una di quelle educatrici che non si limitano a svolgere un mestiere: lo vivono come una missione. Aveva scelto di dedicarsi ai giovani con difficoltà di apprendimento e disturbi comportamentali, offrendo sostegno, pazienza e una presenza costante. La sua empatia era nota a tutti: colleghi, studenti e famiglie la descrivono come una donna compassionevole, generosa, capace di ascoltare anche il silenzio.

Mercoledì 15 ottobre, però, qualcosa è andato storto. Secondo la ricostruzione della Procura della Contea di Bristol, quella sera Amy e altri membri dello staff stavano cercando di fermare una studentessa di 14 anni che tentava di uscire dal dormitorio senza permesso. La situazione, inizialmente sotto controllo, è precipitata in pochi istanti. Nel tentativo di contenere la ragazza, la giovane avrebbe sferrato un calcio violento, colpendo Amy al petto.

“Poco dopo essere stata colpita, è crollata a terra”, hanno raccontato gli inquirenti. I colleghi hanno cercato disperatamente di rianimarla, praticando il massaggio cardiaco e chiamando i soccorsi. L’ambulanza è arrivata in pochi minuti, ma le condizioni dell’educatrice sono apparse subito critiche. Ricoverata in ospedale, Morrell è morta il giorno successivo, giovedì 16 ottobre, nonostante ogni tentativo dei medici di salvarla.

La notizia ha scosso profondamente il piccolo centro di Swansea, dove sorge l’istituto. In poche ore, la scuola si è trasformata da luogo di cura a teatro del dolore. Le bandiere sono state abbassate a mezz’asta, mentre studenti e insegnanti si stringevano in un silenzio attonito.

La studentessa di 14 anni è stata immediatamente fermata e portata davanti al tribunale minorile di Fall River, con l’accusa di aggressione e percosse con lesioni gravi. Le autorità non escludono ulteriori sviluppi: l’indagine resta aperta per chiarire ogni dettaglio, dalle dinamiche dell’episodio ai protocolli di intervento seguiti dal personale.

A preoccupare gli investigatori e l’opinione pubblica non è solo la tragedia in sé, ma anche ciò che rivela. L’incidente ha infatti riacceso il dibattito sulla sicurezza del personale educativo e sulle modalità con cui vengono gestite le crisi comportamentali nelle scuole terapeutiche. Strutture dove, come ricordano gli esperti, la tensione può crescere all’improvviso e il confine tra assistenza e pericolo diventa sottilissimo.

La Meadowridge Academy ha diffuso una nota di cordoglio: “Siamo profondamente addolorati per la perdita di Amy. Rivolgiamo le nostre più sentite condoglianze alla sua famiglia in questo momento difficile”. La scuola ha annunciato anche l’attivazione di servizi di supporto psicologico per studenti e personale, invitando tutti a unirsi nel ricordo di una donna che aveva fatto della dedizione agli altri il proprio credo.

Nel frattempo, la Procura di Bristol ha confermato che le cause precise della morte non sono ancora state rese pubbliche. L’autopsia sarà decisiva per capire se il trauma subito possa aver provocato un arresto cardiaco o altre complicazioni improvvise. Un portavoce dell’ufficio del medico legale del Massachusetts ha dichiarato che non ci sono ancora informazioni da condividere.

Tra i tanti che hanno voluto ricordarla, c’è anche Andrew Ferruche, amico e collega, che in un’intervista ad ABC Boston (WCVB) ha espresso tutto il suo dolore: “Non potevo crederci quando ho ricevuto la chiamata. È una situazione terribile. Amy amava davvero il suo lavoro, lo diceva sempre. Voleva fare la differenza nella vita dei ragazzi”.

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