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American Party, per Trump un terzo partito “è ridicolo”: Musk intanto presenta il logo e lo slogan

Trump definisce “ridicola” la scelta di Elon Musk di fondare un terzo partito. Ma il miliardario punta a erodere voti al presidente, condizionare il Congresso e cambiare i giochi alle elezioni di Midterm.
A cura di Francesca Moriero
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"Fondare un terzo partito è ridicolo": con queste parole, Donald Trump ha liquidato pubblicamente l'ultima provocazione di Elon Musk, suo ex alleato e oggi sempre più rivale. Il riferimento è all'America Party, la nuova formazione politica annunciata ufficialmente dal miliardario sudafricano il 4 luglio scorso, nel giorno dell'Indipendenza americana. Un gesto carico di simbolismo, che segnerebbe, almeno così pare, la rottura definitiva tra due delle figure più influenti della destra americana degli ultimi anni. Dietro l'attacco frontale a Trump e al Partito Repubblicano ci sarebbe però più di una resa dei conti personale: Musk sembra intenzionato a riscrivere le regole del gioco, e punterebbe a farlo subito, alle elezioni di Midterm del 2026. L'obiettivo: erodere voti al presidente, dividere la maggioranza a Capitol Hill e guadagnarsi un ruolo decisivo nella nuova legislatura.

La nascita dell'America Party

Il debutto del movimento non è però stato solo mediatico: il 4 luglio Musk ha registrato ufficialmente l'America Party presso la Commissione elettorale federale, un primo passo formale per partecipare alle elezioni. La sua ambizione appare chiara: costruire un'alternativa ai due poli storici della politica americana, intercettando il malcontento di moderati, centristi, indipendenti e repubblicani disillusi. "Né di sinistra né di destra. Io vado avanti", ha scritto Musk rilanciando lo slogan del partito. Il piano non prevede una vera e propria corsa alla Casa Bianca, almeno per ora, ma una manciata di seggi chiave al Congresso, in grado di orientare i voti decisivi sulle leggi più controverse. Alla base ci sarebbe una visione dichiaratamente anti-sistema: la convinzione che il panorama politico americano sia diventato "un monopartito travestito da due", dominato da corruzione, compromessi e distanza crescente dai cittadini.

La frattura con Trump: dalla Casa Bianca alla sfida elettorale

Un tempo alleati, Musk e Trump hanno visto deteriorarsi il loro rapporto in pochi mesi: dopo aver sostenuto il tycoon nel 2024 e aver guidato il DOGE, il dipartimento per l'efficienza del governo, Musk ha abbandonato l'amministrazione in aperta polemica. La rottura è arrivata con la legge di bilancio da oltre 900 pagine voluta da Trump, il "Big Beautiful Bill", che Musk ha definito "un abominio", accusandola di gonfiare il debito pubblico e tradire i contribuenti.

Da quel momento, l'imprenditore sarebbe passato all'attacco, minacciando i parlamentari che hanno votato il provvedimento e promettendo battaglia politica: "Perderete le elezioni, anche se fosse l’ultima cosa che farò", ha scritto su X (ex Twitter). Trump ha risposto con sarcasmo e rabbia, accusandolo di aver perso il controllo, forse, ha insinuato, a causa dell'abolizione dei sussidi alle auto elettriche.

Strategia chirurgica: pochi seggi per un grande impatto

Il piano di Musk non punterebbe dunque solo a una rivoluzione elettorale, ma a una penetrazione mirata: l'obiettivo sembra infatti quello di voler conquistare 2-3 seggi al Senato e 8-10 alla Camera, abbastanza cioè per diventare ago della bilancia in un Congresso diviso. Un ruolo simile a quello di alcuni indipendenti del passato, ma con un elemento in più: la potenza mediatica e finanziaria di Musk: "Miriamo a replicare la strategia di Epaminonda a Leuttra: forza concentrata in un punto preciso per spezzare il fronte", ha scritto Musk, citando la battaglia che nel IV secolo a.C. distrusse l'egemonia spartana. Un'analogia bellica che sembra insomma rivelare il tono della sfida: per Musk, la politica è guerra.

I sette punti del programma: debito, tecnologia, libertà

L'America Party non sarebbe poi solo ed esclusivamente una reazione a Trump; Musk infatti, avrebbe delineato una piattaforma politica in sette punti chiave:

  • Riduzione del debito pubblico
  • Ammodernamento delle forze armate con AI e robotica
  • Politiche pro-tech per vincere la corsa all’intelligenza artificiale
  • Deregolamentazione energetica
  • Difesa assoluta della libertà di parola
  • Politiche pro-natalità
  • Moderazione al centro su temi sociali ed economici

Musk insomma, come detto, punta a una "maggioranza esausta": imprenditori, centristi, libertari, repubblicani post-Trump e democratici delusi. Una coalizione trasversale, ambiziosa, certo, ancora tutta da costruire.

I candidati e gli alleati

In prima linea con Musk ci sarebbero già alcuni nomi: tra questi spicca quello del deputato Thomas Massie, repubblicano del Kentucky, uno dei pochi a votare contro la legge di bilancio e da tempo in rotta con Trump. Il presidente Usa lo ha minacciato apertamente fin da subito: "Non metterai più piede in Congresso". Musk invece lo sostiene, promettendogli finanziamenti e supporto elettorale. Ma il progetto America Party attira anche outsider e volti noti: come il miliardario Mark Cuban, che aveva sostenuto Kamala Harris nel 2024, e che ora si è detto pronto a collaborare. E con lui anche l'ex portavoce di Trump Anthony Scaramucci, oggi in rotta con il presidente. Secondo alcune voci, potrebbero unirsi anche figure del mondo Maga deluse da Trump, come Tucker Carlson e Marjorie Taylor Greene, critiche sui raid in Iran e sull'espansione del debito.

L'ostacolo del sistema elettorale

La storia americana non è però generosa con i terzi partiti: il sistema maggioritario a turno secco favorisce il bipartitismo, come teorizzato già decenni fa dal politologo Maurice Duverger. I precedenti abbondano:

  • Theodore Roosevelt, nel 1912, spaccò i repubblicani con il Partito Progressista e consegnò la Casa Bianca ai democratici.
  • Ross Perot, nel 1992, arrivò al 39% nei sondaggi ma finì al 19%, sottraendo voti a Bush padre e facilitando la vittoria di Bill Clinton.
  • Ralph Nader, nel 2000, fu decisivo per la sconfitta di Al Gore contro Bush figlio.

Musk sembra conoscere a pieno questi rischi ma pare puntare comunque tutto sulla soglia d'influenza, non sulla vittoria totale. Alcune stime parlano già di un 8-12% nei sondaggi locali, una quota sufficiente per far perdere candidati repubblicani in collegi chiave.

Le reazioni: Casa Bianca, investitori e insulti

L'annuncio del nuovo partito avrebbe generato immediatamente delle reazioni a catena: Trump lo ha liquidato subito come "un disastro". Steve Bannon, ex stratega della Casa Bianca, ha attaccato Musk nel suo podcast con toni durissimi: "Non sei americano. Buffone. Dovresti essere espulso". Musk avrebbe poi replicato: "Ciccione, ubriacone, maiale. Stavolta andrai in galera". Un duello personale, dai toni feroci, che sembra segnare la rottura definitiva con il fronte trumpiano. Nel frattempo, gli ambienti economici osservano con apprensione: Azoria Partners, fondo interessato a Tesla, ha annunciato il rinvio del lancio di un ETF legato all'azienda, citando "conflitto di interessi" tra politica e business. Anche il segretario al Tesoro, Scott Bessent, ha criticato Musk: "Dovrebbe tornare a guidare le sue aziende. I suoi board non sono contenti".

Uno sguardo al 2028

Musk non potrà candidarsi alla presidenza nel 2028, è nato a Pretoria, Sudafrica, ma il sospetto è che stia preparando il terreno per un suo candidato: per ora l'attenzione è tutta sulle elezioni di Midterm del 2026, quando saranno rinnovati tutti i seggi della Camera e un terzo di quelli del Senato. Se l'America Party riuscirà a entrare in Congresso, potrebbe diventare l’ago della bilancia e cambiare il corso degli ultimi due anni di presidenza Trump. Oppure, aprire la strada a un'alternativa. Anche per la Casa Bianca.

Musk ha insomma gettato il sasso nello stagno; il suo partito ha un logo, uno slogan, un'agenda e qualche nome pronto a candidarsi. Resta da capire se riuscirà davvero a spezzare il duopolio o se finirà per rafforzarlo, come è sempre successo fino ad ora. Ma una cosa è certa: l'America Party è nato. E già fa rumore.

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