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L'alluvione in Libia del 2023

Alluvione Libia, il cimitero di Derna è una enorme fossa comune: “La notte dormo qui, non c’è altro”

A Derna, in Libia, i corpi recuperati sotto le macerie, ogni giorno, sono tantissimi. Il cimitero di Al thaher Al hamer della città è diventato un’enorme fossa comune. Mahmuod, un volontario di 22 anni: “Almeno io sono vivo e posso aiutare”.
A cura di Reem Elbreki
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Mahmuod, un volontario che aiuta a seppellire corpi nella fossa comune di Derna
Mahmuod, un volontario che aiuta a seppellire corpi nella fossa comune di Derna
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La città libica di Derna è stata rasa al suolo dalle alluvioni e migliaia di suoi cittadini sono morti trascinati via in mare. I corpi recuperati sul territorio in rovina però, sono ancora tanti e con il passare dei giorni il numero delle salme crescerà sempre di più. Nel Paese, la paura più grossa è che i resti delle persone senza vita sotto le macerie, possano originare gravi epidemie e anche il sindaco della città, Abdulmenam al-Ghaithi, ha chiesto l'aiuto di squadre specializzate nel recupero dei corpi.

Le fosse comuni e il rischio di un'epidemia

Da un giorno all'altro, il cimitero di Al thaher Al hamer, è diventato un'enorme fossa comune e al suo interno i salafiti lavano e seppelliscono continuamente cadaveri. Per ognuno di essi è previsto quello che in arabo viene chiamato "Takfeen", un percorso che prevede il lavaggio del corpo delle salme con oli essenziali, avvolte in un coperta bianca, il Kafaan, e infine vengono sotterrate. Un rito che non tutti possono celebrare.

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Le testimonianze dei volontari a Derna in Libia

"Non siamo abituati a fare questo tipo di lavoro, per me e per chi mi sta aiutando, è la prima volta. Si tratta di un compito che richiede uno sforzo sia fisico che mentale. È davvero dura – ci racconta a fatica Mahmuod, un volontario di 22 anni che da giorni lavora intensamente per sotterrare corpi -. Non so chi faceva questo lavoro prima di noi, forse proprio quelle persone che adesso non ci sono più".

Non è facile capire lo stato d'animo di Mahmuod, ma continua a ripeterci: "Speriamo bene. Almeno io sono vivo e ho la possibilità di lavorare, di dare una mano in questo momento così difficile per il popolo libico". Chi è lì spera solo che il numero dei morti non superi gli 8mila dei giorni precedenti.

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Qualche parola riusciamo a strapparla a un signore di Bengasi, arrivato a Derna per aiutare, e lo guardo scavare tombe alle prese con gli innumerevoli cadaveri da seppellire: "Sono arrivato qui tre giorni fa, non ho un posto in cui dormire la sera e per il momento sto dormendo nel cimitero. La mattina inizio a lavorare molto presto ed è l'unica soluzione", spiega.

"La cosa che mi fa stare più male è pensare a un'intera famiglia spezzata via. In un palazzo che poi è crollato, vivevano cinquanta persone e sono stati ammazzati tutti, genitori, nonni, figli…", il suo drammatico racconto.

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